Ieri Cesena e Bologna hanno vissuto momenti indimenticabili, grazie alla visita nelle due città di Papa Francesco.
Non una toccata e fuga come molti si aspettavano, ma una giornata ricca di parole e gesti che ancora una volta devono far riflettere e sono state volte a “provocare” e a tentare di smuovere gli animi dei presenti.

A Cesena il pontefice è giunto alle 8.00 all’ippodromo, preciso come un orologio, arrivando alle 08.20 in centro, accolto da una moltitudine di gente.
Prima tappa: Piazza del Popolo nella quale il pontefice è stato accolto su un palco allestito e ha cominciato con un breve saluto alla città, omaggiandola per aver dato i natali a due pontefici importanti. Poi un breve discorso nel quale ha invitato i giovani a prendere parte alla vita e agli interessi della città. I politici, ha esortato il papa, non devono pensare ai loro interessi, ma mettere il bene comune davanti a tutto, ammettendo i loro errori quando li commettono. Gli elettori dal canto loro devono permettere ai loro rappresentanti di lavorare, evitando critiche d’interesse politico, ma portando solo critiche costruttive.
Inoltre ha parlato di dignità di lavoro, con la società che deve fare il possibile per permettere a chiunque di avere una professione.

Poi sempre e rigorosamente in Papa mobile, l’approdo al Duomo per ricevere il tradizionale dono, salutare gli ammalati.
Gesti importanti, che fanno da contorno di una riflessione molto incisiva come la prima che stavolta però si distacca dal tema socio politico per diramarsi in quello di comunità parrocchiali.

Il pontefice infatti ha fatto un discorso sul piano della fede, esortando i preti alla “rivoluzione della tenerezza”, a essere buoni pastori nei confronti delle loro pecore smarrite.
Non solo: ha chiesto ai fedeli di vivere bene la vita comunitaria, parlando del rapporto importante tra giovani e anziani.
I giovani devono ascoltare e imparare dalla saggezza dei vecchi e i vecchi devono lasciare che i ragazzi con la loro perseveranza portino avanti il loro cammino. Gli anziani sognano e i giovani profetizzano. Un rapporto di dialogo e comprensione reciproca.

Permettete ora un paio di riflessioni personali, perchè quando si vivono momenti così intensi ed emozionanti, è difficile restare equidistanti e non dire cosa ha colpito.
Sono rimasto fortemente impressionato dal concetto di “Rivoluzione della tenerezza” di cui sopra si è parlato e di cui il mondo avrebbe un disperato bisogno.
E anche dall’idea che il chiacchiericcio all’interno delle comunità parrocchiali sia a detta del pontefice “un atto di terrorismo, che distrugge gli altri”. “Chi inizia a chiacchierare lancia una bomba, distrugge l’altro e poi se ne va felice”.
Ovviamente si intendono i pettegolezzi e le voci volte a screditare un membro della comunità parrocchiale che magari commette un errore o non si comporta secondo lo standard di quella data comunità.

Inoltre nutro nel mio cuore la speranza, forse mal riposta, che questa visita del pontefice abbia lasciato qualcosa nei cuori dei presenti e non si sia trasformata solo in un'”occasione” per dire di aver visto il Papa.
Sono purtroppo convinto che molte delle persone che lo acclamavano ieri erano lì solo per dire di esserci stati o per “rubare uno scatto col pontefice”, senza dare troppa importanza ai contenuti e ai gesti compiuti dalla massima autorità della Chiesa.

Sentire e percepire diversi giovani e adulti che al momento delle parole di Francesco chiacchieravano e ridevano beatamente, quasi infischiandosene del messaggio lanciato e poi vederli tuffarsi come dei forsennati nelle transenne solo per fotografarlo e dire di averlo visto, è una cosa profondamente triste.
Si, di ipocrisia ce n’è tanta in questo nostro mondo malato, ma voglio sperare che da questa visita straordinaria, che parentesi non è stata gratis, ma frutto di un ottimo lavoro (e di investimenti importanti) da parte delle istituzioni, tutti si siano portati a casa qualcosa che superi il semplice naturale desiderio di fotografare il pontefice per mettere nei social lo scatto e avere dei like.

In seguito il Papa si è poi recato a Bologna dove ha concentrato maggiormente la sua attenzione su poveri e migranti, raccogliendo naturalmente l’approvazione degli interessati e gli applausi degli altri presenti.
Saranno applausi sinceri che porteranno a un cambiamento di mentalità? O i soliti applausi di circostanza?

A cura di Giacomo Biondi
Foto: Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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