Fonti del governo catalano hanno parlato di 2,26 milioni di persone – su oltre 5,3 milioni di elettori – in fila ai seggi per il referendum sull’indipendenza. Di questi, il 90%, vale a dire 2,02 milioni, ha risposto “sì” alla domanda: “Vuoi che la catalogna diventi uno Stato indipendente sotto forma di Repubblica?”.

Una vittoria netta, figlia di anni di storia, di malcontento e di un dialogo con Madrid che non ha dato i frutti sperati.

La consultazione – non autorizzata dal governo spagnolo – ha scelto l’indipendenza, tuttavia, considerando il rapporto fra il numero dei voti espressi con quello degli aventi diritto al voto, è evidente che non si è raggiunta la maggioranza assoluta. C’è comunque da ricordare che la polizia nazionale ha chiuso ben 319 seggi.

Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha definito il voto una “messa in scena” della democrazia, sottolineandone il suo carattere illegale. “Non c’è stato un referendum per l’auto determinazione della catalogna”, ha dichiarato. Ben diverse le parole espresse dal leader catalano Carles Puigdemont in un intervento alla televisione: “In questa giornata di speranza e sofferenza i cittadini della Catalogna hanno vinto il diritto a uno Stato indipendente in forma di Repubblica. Nei prossimi giorni il mio governo invierà i risultati del voto di oggi al Parlamento catalano, dove risiede la sovranità della nostra gente, in modo che possa agire secondo quanto previsto della legge sul referendum”, ha aggiunto, evidenziando che l’Unione europea “non può continuare a guardare dall’altra parte”.

Nel frattempo, per la giornata di oggi è stato dichiarato uno sciopero “per la grave violazione del diritto e delle libertà” e vi aderiranno oltre 40 sigle sindacali.

Non sono stati giorni semplici per la Catalogna e gli scontri con le forze dell’ordine spagnole hanno causato circa 800 feriti, come denunciato dal governo locale. Il governo spagnolo ha invece parlato di 12 agenti di polizia feriti e di tre persone arrestate.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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