ORO BLU IL POMO DELLA DISCORDIA

Siamo a ben 343 conflitti locali, per l’esattezza, in corso, per le risorse idriche, che significa che oltre due miliardi di persone non hanno accesso a fonti pulite.
Pure l’Occidente e’ a rischio!

Citta’ contro campagna.
O viceversa.

Nelle elezioni degli ultimi anni, nel mondo, si e’ imposto un dualismo che sta sostituendo quello storico, tra sinistra e destra.
Citta’ cosmopolite e aperte, contro campagne chiuse e xenofobe. E’ accaduto negli Stati Uniti, dove Donald Trump ha trionfato nelle aree rurali, e perso nelle metropoli delle coste est e ovest. In Francia, dove Macron ha fatto piu’ fatica nel Paese profondo che ha dato, in proporzione, piu’ credito a Marine Le Pen.
Nella Brexit decisa, soprattutto, lontano da Londra e dalla City. In misura minore persino in Italia. Cosi’, anche nell’Est Europa, dove capitali e capoluoghi sono l’ultimo argine contro un estremo nazionalismo montante.

Voi direte, ma a cosa dobbiamo questa lunga premessa?
Semplice: tra citta’ e campagna potrebbero esplodere tensioni attorno a un elemento cruciale per la sopravvivenza degli umani: l’ACQUA!
L’Onu calcola che nel mondo ci siano 2,1 miliardi di persone che hanno sete ( significa quattro abitanti del pianeta su dieci), abitano in maggioranza in aree poco popolate, senza accesso diretto, o con scarso accesso, alle fonti. Mentre citta’ sempre piu’ idrovore succhiano il liquido necessario a soddisfare un numero crescente di cittadini.
Il 54% degli abitanti della Terra vive nelle zone urbane ( il sorpasso dei campagnoli e’ dell’ultimo decennio), e le previsioni per la fine del secolo elevano la percentuale, nel migliore dei casi al 60%, con intuibili conseguenze.

Se il futuro e’ nero, o per meglio dire secco, gia’ da ora la” crisi dei rubinetti” e’ tangibile.
Dei 736 milioni che risiedono nelle 482 aree piu’ antropizzate, 233 ( il 27 per cento), hanno difficolta’ a reperire acqua potabile.
Non ci sorprende che la superpopolata India soffra soprattutto nelle citta’ piu’ grandi, e che analoghi problemi attraversino l’Asia, dalla Cina al Pakistan, all’Afghanistan, o ancora che si trovino nella lista Dar es Salaam e Luanda in Africa, Lima e Porto Alegre in Sudamerica. Meno scontati i guai di Los Angeles dove il razionamento e’ consuetudine, cosi’ come in altre zone della California. L’Europa parrebbe indenne, pur se deve affrontare le conseguenze delle guerre per l’acqua che si stanno combattendo alle sue porte o piu’ lontano.

Se ricordate, qualche anno fa a lanciare l’allarme fu, come al solito, papa Francesco, che richiamo’ alcuni dati spaventosi: ogni giorno mille bambini muoiono per malattie collegata al consumo di acqua non potabile. Ed era arrivato ad affermare una cosa, su cui occorre riflettere tanto: “Mi chiedo se in questa terza guerra a pezzi siamo in cammino verso la terza mondiale per l’acqua”

L’”ORO BLU”, come causa scatenante dei conflitti nel ventunesimo secolo, come l’oro nero, il petrolio, lo fu nel Ventesimo.
In Africa e’ il Nilo il pomo della discordia, visto che nutre i dieci paesi che bagna. In Asia, la famelica economia cinese vede nel fiume Mekong una fonte energetica da sfruttare attraverso impianti idroelettrici di grandi dimensioni e il Laos ne sta seguendo l’esempio, per trovare nell’acqua la risposta alla poverta’ del Paese.
Il dibattito sull’oro blu, come sempre, e’ tra ottimisti e pessimisti, sicuramente una riflessione e’ alla portata di tutti, anche dei meno esperti come me: di acqua non c’e ne piu’ per tutti!

Oggi siamo sette miliardi e i cambiamenti climatici hanno fatto aumentare le zone di siccita’.
Speriamo di non dover arrivare a questo estremo cioe’: che, chi ha sete, per un pozzo, imbracci il fucile!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Fotolia

scrivi a: [email protected]

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui