“Mo’ vene Natale nun tengo denare
me leggio ‘o giurnale e me vaco a cuccà” ….

Non credo ci sia bisogno del traduttore per questa parte di un’antica filastrocca napoletana, poi diventata il testo di una canzone di Renato Carosone, che potrebbe tranquillamente essere il leitmotive del nostro prossimo Natale, dove tra Regioni gialle, arancioni, rosse, pare di stare in un agrumeto “gestito” dal …. Covid.
Dunque, come e con chi sarà il Natale degli italiani? Ancora non lo si sa, perché il prossimo DPCM ci verrà svelato il prossimo 3 dicembre per entrare in vigore il giorno successivo; solo allora potremo iniziare a programmare quelle che fino a ieri erano le feste di fine anno, festeggiassimo o no anche quando eravamo “liberi”.

Niente cenone dunque? Niente tavolate con parenti (magari serpenti) vari come da tradizione? Niente sciate da Santo Stefano sino a Capodanno o, meglio ancora, l’Epifania? Difficile a dirsi oggi, anche se guardandosi intorno, leggendo i dati giornalieri di contagi e, purtroppo, decessi, è più facile pensare che i limiti saranno ancora piuttosto stretti al di là del colore della Regione dove abitiamo.
Il problema, credo, sia legato al fatto che allargare i cordoni, abbassare le difese, potrebbe voler dire cadere in un baratro ancora peggiore di quello vissuto in primavera e nel quale siamo ricaduti proprio perché ci siamo “dimenticati” ci fosse in giro un Virus anche letale, contro cui al momento abbiamo speranze ma non armi.

https://youtu.be/tvtjpw6vtXU

Se poi vogliamo negare che esista un problema nessuno può convincerci del contrario, d’altra parte c’è ancora nel 2020 chi afferma (convinto) che la Terra è piatta e quindi possiamo stupirci esistano i negazionisti del Virus? Che poi esista o meno Babbo Natale è un altro discorso e visto che tutti siamo stati bambini non è bello crederci magari avendo figli o, ancora di più, nipotini?
Natale con i tuoi è ciò che dice il proverbio, ma quest’anno rischiamo seriamente di non rispettare le tradizioni e non vorrei davvero essere nei panni di chi deve prendere decisioni e non solo perché ad ogni passaggio c’è chi si lamenta, ma perché dover affrontare un nemico a mani nude non è esattamente gran ché, capaci o meno che si sia, decisionisti più o meno preparati anziché attendisti che aspettano, visto che siamo in tema, il …. Messia.

Dovremo trascorrere il Natale e le festività successive in “austerità da contatto umano”? Di certo qualcuno ne sarà contento, così eviterà cene, pranzi ed incontri non sempre graditi, mentre ad altri verrà la nostalgia della tombola, dei dolci che si digeriscono a Pasqua, di tutto quello (anche a volte la noia) che è la natività di Nostro Signore, che sia credente o la “usi” solo per quello che è il contorno, di fede o magari anche solamente consumistico.

Per gli auguri ci sarà tempo e modo, così come ce ne sarà per “digerire” non il panettone e/o il pandoro, ma le disposizioni governative, belle o brutte che siano, le quali però dovranno rispettare la cosa più importante ci possa essere: la SALUTE, quella di tutti, anche di chi se ne va bellamente in giro come nulla fosse, senza mascherina, senza alcun rispetto per se stesso e per gli altri, magari strenuamente convinto che sia tutto a posto e Gesù sia nato in un hotel a cinque stelle e sia morto di freddo.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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