Concetto Lo Bello è stato senza ombra di dubbio alcuno, il primo arbitro non solo ad intervenire pubblicamente in una trasmissione televisiva, ma anche ad ammettere un proprio errore durante un Juventus-Milan. È qui che si coglie lo straordinario anacronismo di un uomo con il pelo sul petto come Lo Bello: straordinario perché premonitore, quasi antesignano. Ma è un calcio ben diverso, quello del 1972; è il calcio di Vailati, quello di Gianni Rivera e come molto spesso accade nella storia, i personaggi delle epoche passate sono più moderni di quelli contemporanei.

Alla Moviola di Carlo Sassi infatti esternerà in modo ironico o quasi: “Non si aspetterà che io le dica che in questa occasione il giocatore è stato più furbo di me che, d’altra parte, non avevo la moviola e, quindi, non ho potuto vedere che era stato commesso il fallo… di rigore”. E, qui, a proposito di Var, di arbitri incompetenti ne esistono ancora tanti, perchè di calcio ne sanno davvero poco e spesso la loro carriera è stata avviata da un certo clientelismo all’interno della Federazione.

La storia ci racconta di un fatto straordinario sul “Tiranno di Siracusa”. Nel 1949, durante un Caltagirone – Trapani, nel campionato interregionale, un pallone viene crossato in area, piombatogli sulla sulla testa finisce in rete, Lo Bello convalida il gol. Una cosa mai vista prima…

Oggi si continua a parlare di stadi senza barriere alla stregua di quanto si vede nei campionati inglesi, senza ricordarsi che, nel campionato di serie A 1957/1958, Lo Bello, le barriere, le abbatteva da sé: come quando, in un infuocato Napoli – Juve tenutasi all’allora stadio del Vomero, acconsentì (infischiandosene del regolamento) che l’incontro si tenesse nonostante a bordo campo vi fossero circa 6000 spettatori…

Quello di Concetto Lo Bello è un arbitraggio, che forse nel calcio moderno non potrebbe mai avere una sorta di cittadinanza – anche se, ad onor del vero, è tutto figlio suo. L’arbitraggio odierno è però una sua creazione. Così come la paternità di un figlio la si può notare dai tratti somatici del volto, così l’arbitro di oggi affonda il suo retaggio nelle innovazioni di quell’omone siciliano dai modi autoritari, ma allo stesso tempo gentili: ancora una volta, l’ingegno italico ha dato il via a un qualcosa di nuovo. Come nel caso di un Cesena – Milan, quando Rivera venne falciato da Festa, il capitano rossonero cadde a terra dolorante e ci rimase per un paio di minuti, fino a quando Lo Bello, lo prese per le mani e lo aiutò ad alzarsi, anche in questo caso non era mai accaduto. C’era un però… entrambe avrebbero terminato la carriera a fine stagione.

Una personalità tanto carismatica quanto discussa quella dell’arbitro siracusano, che non mancherà di manifestare i propri risvolti anche – e soprattutto – al di fuori del terreno di gioco. Il pensiero potrebbe immediatamente correre a quello Spal-Napoli della 19^ giornata di ritorno del campionato di serie A 1966-1967, in cui concesse tre calci di rigore al Napoli suscitando l’ira dell’allora ministro delle finanze Luigi Preti, tifoso della Spal e socialdemocratico, che, per tutta risposta, gli mandò a casa gli ispettori fiscali; o, ancora, a quando rifiutò i cinque milioni di lire che Totò Villardo, presidente del Bari, gli offrì per un pareggio contro il Cosenza.

Ma c’è dell’altro in un Fiorentina – Inter, 1961, il commentatore critica pesantemente Lo Bello per i due rigori assegnati, eppure le cronache dell’epoca riportano che il primo rigore fosse invece correttamente stato fischiato, e che lì un giocatore fiorentino sfidò il direttore di gara: “Fischiane un altro”. E lui fischiò.

Episodi sintomatici di una spiccata e assoluta integrità morale che, però, non rendono ragione di quel suo atteggiamento talvolta tacciato di protagonismo e autoritarismo. Ad onor del vero, questo comportava alcuni aspetti assai comici e che, oggi, susciterebbero di sicuro pubblico scandalo. Sarebbe impensabile se non surreale vedere Daniele Orsato, inseguire a suon di calci uno spettatore per consegnarlo alle forze dell’ordine come, invece, fece Lo Bello in Roma – Napoli del 1972

Lo Bello è stato capace di allontanare uno come Nereo Rocco, reo di averlo applaudito in un Lazio Milan 2-1 del 1973, applaudendolo di rimando; una personalità dai chiaroscuri accentuati che solo lui poteva esercitare.
Un uomo che, per il suo carisma e sintomatico mistero, seppe suscitare le curiosità e le fantasie del mondo della televisione; quest’ultima, in più occasioni, trasse dalla sua caratteristica inflessibilità e rettitudine l’ispirazione per tratteggiarne una caricatura esasperata. E, su questo penso che Concetto Lo Bello riuscì, per certi versi, a umanizzare una figura, quella del direttore di gara, alla quale prima di allora l’opinione pubblica non si interessava se non in quei novanta minuti in cui diventava arbitro in terra del bene e del male. Ciò che incuriosì anche Lando Buzzanca, quando nel 1974 interpretò Carmelo Lo Cascio di Acireale (palese parodia di Lo Bello) nel film “L‘arbitro”.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Vittorio Calbucci arch. storico

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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