avvocati
Sul quotidiano il Giornale stamani appare un articolo decisamente parziale con l’organismo unitario dell’avvocatura che rivendica il suo ordine e si appella al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Lunedì sul nostro giornale un editoriale che andrà ad approfondire il reato di bancarotta, in un momento di crisi economica che ha già fatto troppe vittime in questo paese e che ha bisogno urgentemente di una modifica, perchè gli imprenditori tutti i giorni si alzano alle 6 del mattino, sono costretti a pagare tasse altissime, guardano con dignità ai propri dipendenti, con l’incubo ogni giorno del rischio d’impresa, i fantasmi di un eventuale fallimento non voluto e la paura del carcere. Non basterebbe punire chi non c’è la fa più a fare impresa con un meccanismo molto semplice: “Interdizione dalle proprie funzioni come accade ai politici, con un lasso di tempo che il legislatore dovrà perfezionare? Spunti ed interrogativi che la nostra editorialsta Silvia Pari andrà ad esaminare.

Questo il testo integrale della giornalista Anna Maria Greco –
L’Organismo unitario dell’avvocatura si appella al Capo dello Stato Sergio Mattarella, perchè «si contrasti anche la campagna denigratoria contro l’avvocatura in corso da anni, non solo quella rispetto alla magistratura».

Stessa linea dei penalisti: «Evocare “un clima contro i giudici” è fuorviante e quantomeno inopportuno», dicono, per un fatto «attribuibile a una lucida follia, frutto forse della disperazione e di un disagio sociale». La nota dell’Unione Camere Penali parla chiaro: «Sul processo, civile o penale che sia, si scaricano tutte le tensioni e le aspettative sociali, il che rende più vulnerabili i suoi protagonisti, senza nessuna distinzione». Per i penalisti, «l’omicida ha espresso il suo sentimento di rabbia e vendetta nei confronti di chi riteneva ingiustificatamente responsabile delle sue disavventure, e ciò non ha nulla a che vedere con una asserita delegittimazione o con il discredito della magistratura».

In quell’aula del tribunale di Milano, diventata la scena del crimine, è caduto sotto i colpi di un imprenditore folle un ragazzo biondo di 37 anni, il giovane avvocato Lorenzo Claris Appiani. Quando il padre e la madre, avvocato pure lei, sono entrati nella sala del palazzo di Giustizia per la sua commemorazione, ne uscivano i neoavvocati che avevano prestato giuramento. Come Lorenzo, solo pochi anni fa. Gli applausi e le lacrime, più ancora dei discorsi, ricordano quel momento.

Un entusiasta avvocato agli inizi di una carriera che si prometteva brillante e uno stimatissimo magistrato, Fernando Ciampi, che a 71 anni si avviava alla sua conclusione: due vittime della strage che sono, devono essere, sullo stesso piano.

Lo dice anche l’ex Guardasigilli, l’avvocato Paola Severino: «Questo episodio raccapricciante ha riguardato giudici, ma anche avvocati e testimoni. Tutti coloro che contribuiscono alla formazione di una sentenza e della giustizia devono essere tutelati».

Sottolinea il presidente Oua, Mirella Casiello: «Sarebbe inaccettabile che si facessero differenze di fronte a un fatto tragico come questo. L’avvocatura, da anni, subisce una continua campagna di denigrazione, si viene dipinti come azzeccagarbugli, come lobby di affaristi e compagnia cantando. Non vengono discreditati solo i giudici, quindi, come ha giustamente sottolineato la massima carica dello Stato. Anche gli avvocati sono troppo spesso, ingiustamente, sul banco degli imputati». Ieri l’Oua ha riunito la giunta a Roma. Chiede che si metta fine alle polemiche sterili e un incontro urgente con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: sulla sicurezza, sì, ma anche su come recuperare fiducia e rispetto dei cittadini verso la Giustizia e chi la rappresenta.

«Spesso i tribunali sembrano dei bazar, dei mercati, non i templi del diritto», dice la Casiello. «Da sempre “prima linea“ della lotta alla criminalità e ai soprusi, sono diventati la trincea simbolica del disagio sociale e, in alcuni casi, della follia assassina. Gli avvocati, spesso, diventano capri espiatori. “Se c’è la crisi, se la mia impresa va male, rischio di fallire, la colpa è dell’avvocato che mi ha difeso male nel processo“».

L’Ucpi sottolinea: «Gli avvocati sono, al pari dei magistrati, soggetti della giurisdizione, che concorrono all’amministrazione della giustizia e non sono ospiti in tribunale. Meritano la stessa fiducia e devono sottoporsi agli stessi controlli di magistrati e personale amministrativo». E il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin: «L’avvocatura resterà in prima linea a tutela della nostra democrazia, ma non può e non dev’essere lasciata sola».

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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