Il 12 febbraio 1980, sulla scalinata dell’Università La Sapienza di Roma, Vittorio Bachelet – nato nella capitale il 20 febbraio 1926 – è colpito da trentadue colpi di arma da fuoco, in un attentato rivendicato dal gruppo delle Brigate Rosse. Due giorni dopo si celebrarono i funerali nella chiesa romana di San Roberto Bellarmino.

Uno dei due figli, Giovanni, all’epoca venticinquenne, durante la preghiera dei fedeli pronunciò queste parole: “Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri”. Bachelet è stato un giurista, dirigente di Azione Cattolica, esponente democristiano con diversi incarichi presso il Cir (Comitato interministeriale per la ricostruzione) e la Cassa per il Mezzogiorno. Ottenuta la libera docenza in Diritto amministrativo e in Istituzioni di diritto pubblico, ha iniziato la sua carriera di professore universitario.

Prima come docente di Diritto amministrativo presso la Scuola di applicazione della Guardia di Finanza e presso l’Università di Pavia, poi presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Trieste. Dal 1974, professore ordinario di Diritto pubblico dell’economia presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università La Sapienza di Roma. Vittorio Bachelet si era laureato nel 1947 con una tesi in diritto del lavoro, sui Rapporti fra lo Stato e le organizzazioni sindacali. Lascerà poi diversi studi proprio in tema di costituzionalismo e questioni sociali. La crisi dovuta alla pandemia ha messo in luce più che mai l’importanza di certe intuizioni di Bachelet, richiamando alcuni esempi dalla collaborazione tra Stato e regioni che è stata drammaticamente necessaria e cruciale nella prima fase di pronta reazione alla diffusione della pandemia e anche dopo.

Bachelet non ha mai abbandonato la militanza nell’Azione Cattolica scelta da giovanissimo e ne diviene uno dei principali dirigenti nazionali. Iscritto alla Democrazia Cristiana, amico e ammiratore di Aldo Moro, dopo le elezioni amministrative del giugno 1976 è eletto Consigliere comunale a Roma. A dicembre dello stesso anno viene anche eletto vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, del quale fa parte come membro “laico”, cioè eletto dal parlamento in seduta comune con un’ampissima maggioranza costituita in sostanza da tutte le forze che componevano il cosiddetto “arco costituzionale”. Dal 1976 ha ricoperto anche la carica di vicepresidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, e del Comitato italiano per la famiglia.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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