Non solo più regioni colorate (rossa-arancione-gialla) ma anche province. Quali sono i parametri. I parametri che sono utilizzati per monitorare l’evoluzione della pandemia, non sono solo quelli legati ai nuovi casi, ma quanto il virus corre veloce sul territorio. La capacità delle singole aree territoriali di riuscire a farvi fronte e raccogliere i dati che si riferiscono all’elaborazione dei ventuno parametri. Il sistema studiato per monitorare l’evoluzione della pandemia in Italia mette insieme tra loro i dati epidemiologici del virus: numero dei casi, indice Rt che mostra la capacità di un infetto di contagiare altre persone e il numero dei ricoveri, inclusi quelli in terapia intensiva.

Inoltre i dati riferiti alle strutture sanitarie e il livello di saturazione dei reparti di terapia intensiva. Il tutto confluisce in un pannello di controllo in cui tutti i dati sono combinati per valutare il livello di rischio per ciascuna regione. La valutazione è eseguita da una “Cabina di Regia” cui partecipa oltre al dipartimento della prevenzione del Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e i membri designati dalla Conferenza delle Regioni (Lombardia, Campania e Umbria). L’attività di raccolta dei dati è attiva dal mese di maggio.

Settimana dopo settimana sono state raccolte le valutazioni di rischio delle singole regioni. I primi segnali della ripresa della circolazione del virus sono stati individuati nella prima quindicina di luglio quando si è registrato un aumento dei casi a livello nazionale tale da indicare l’inizio di un passaggio di fase che si è poi reso concreto tra fine agosto e l’inizio di ottobre, una decina di giorni prima che aprissero le scuole. Nella settimana dal 12 al 18 ottobre la situazione, sotto il profilo epidemiologico e di rischio ha subito una vera e propria accelerazione fino ad arrivare ai dati attuali. Cardine del sistema di vigilanza è il calcolo del fattore Rt che serve a indicare la velocità di trasmissione del virus. Se è inferiore a uno, significa che l’epidemia è in regressione, se invece è superiore a uno il virus si diffonde con velocità crescente. Nel caso specifico, il sistema individuato dal Ministero della Salute prevede quattro differenti scenari.

Il primo è definito da una situazione di trasmissione localizzata (focolai) in cui l’Rt regionale è sopra il livello di soglia per un periodo inferiore a un mese. Il secondo è quello in cui c’è una situazione di trasmissione sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario territoriale con livelli di Rt compresi tra 1 e 1,25. Il terzo è invece quello in cui c’è una situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta per il sistema sanitario caratterizzata da indici Rt compresi tra 1,25 e 1,50. Infine il quarto con criticità per il sistema sanitario e con indici Rt sistematicamente superiori a 1,5. In questo periodo il nostro Paese si trova nel terzo scenario con una situazione di trasmissione abbastanza alta.

Inoltre esiste la remota probabilità di un peggioramento con il rischio che complesso sanitario vada in sofferenza. In questa situazione, il sistema ha previsto misure che puntano a mitigare la diffusione del virus anche attraverso restrizioni a livello provinciale. Dal mese di febbraio a oggi i morti per Covid in Italia sono stati 55.576 (5.753 in Emilia Romagna), anche se per l’OMS (organizzazione mondiale della sanità) le cifre sono ampiamente sottostimate.

Il Vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui