La Carriera di Ugo Vandelli nella Polizia di Stato

Essere poliziotto o fare il poliziotto? La risposta è scontata: ero e sarò sempre un poliziotto! Ora facciamo un passo indietro e torniamo al giorno della mia pensione. Dicono che per affrontarla il segreto sia prepararsi per tempo, inventarsi un’occupazione. In realtà l’ansia ti prende anche nei mesi precedenti. Ricordo che il primo giorno da uomo “libero”, andai al mare, e per scaricarmi feci una corsa in pineta. Durante il tragitto i pensieri “negativi” non mi volevano abbandonare. A un tratto, in pochi secondi, tutta la mia esistenza mi passò davanti come in un cortometraggio. A quel punto con gli occhi lucidi mi chiesi cosa avrei fatto da domani. Per un attimo ho avuto l’impressione che la mia vita da lì in poi sarebbe stata inutile.

Credo che in tanti, con un percorso lavorativo molto intenso, abbiano provato la stessa paura e mi possono capire, fortunatamente quella sensazione è durata solo un attimo e dal giorno dopo ho ripreso a vivere più felice e impegnato di prima. Premessa a parte, per raccontare il mio lungo viaggio al servizio delle istituzioni occorrerebbe un volume composto di centinaia di pagine. Un cammino fatto di uomini e donne, idee, lotte, speranze, delusioni e vittorie. Se dovessi dare forma materiale alla mia storia in polizia, immagino un grande mosaico nel quale le singole tessere, i singoli motivi, i singoli temi, indipendentemente dalle vicende che potrebbero essere narrate, compongono un’avvincente raffigurazione.

Ho iniziato il mio percorso professionale il primo settembre 1968, anno nel quale tutti – a torto o ragione – contestava, per terminare la carriera il 31 agosto 2010, anno in cui sono nate le nuove generazioni chiamate “Alpha”. La prima tappa nel “Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza” a organizzazione militare, poi dal 1981, dopo una lunga battaglia per la riforma, che ha previsto la smilitarizzazione e sindacalizzazione, nella ribattezzata “Polizia di Stato”. Dal 1982, data di nascita e crescita del sindacato di polizia, fino al 2020, mi sono impegnato attivamente, senza soluzione di continuità e sempre con incarichi di vertice, per la tutela dei diritti e degli interessi professionali dei colleghi. Il mio iter in divisa è iniziato e proseguito negli istituiti d’istruzione, formazione e addestramento, più in particolare nelle scuole di Piacenza-Cesena-Nettuno e al Reparto Mobile di Piacenza; poi nelle specialità della Polizia Stradale di Cesena e Polizia Ferroviaria di Forlì, passando per il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Cesena e il Presidio estivo di polizia di Cesenatico.

Per aumentare il mio bagaglio professionale ho frequentato alcuni corsi di perfezionamento: istruttore di tecniche operative a Roma, istruttore di scuola guida a Cesena e istruttore di tiro rapido a Nettuno. Indimenticabile lo stage interforze per conseguire la qualifica di “Maestro di Tiro”, diploma ottenuto nel 1982 al Centro Nazionale di Tiro (CNT) di Parigi. Ricordo con piacere che al corso erano presenti figure di rilievo della polizia italiana, con le quali ho condiviso il periodo di permanenza all’estero a stretto contatto di gomito e dalle quali ho appreso molto. Tra questi il direttore del Centro Nazionale Specializzazione e Perfezionamento nel Tiro (CNSPT) di Nettuno, e il comandante e vice comandante dei NOCS (Roma): questi ultimi, capi operativi nella liberazione del generale statunitense James Lee Dozier, sequestrato pochi mesi prima dalle Brigate Rosse.

Qualche anno dopo, nel 1990, ho frequentato un altro corso e ottenuto il certificato di “Tiratore Operativo” all’Accademia di tiro, sempre a Parigi. Un’esperienza a dir poco impressionante per chi scrive – sotto il profilo professionale e umano – è stata la scorta a collaboratori di giustizia (o pentiti) in vari uffici delle Procure della Repubblica Italiana, da nord a sud. Negli interrogatori ho ascoltato, detto tra noi, malvolentieri, dichiarazioni che fino allora pensavo fossero solo racconti di fantasia creati ad hoc nei film che trattavano di affiliati alla criminalità organizzata (mafia-camorra-‘ndrangheta-sacra corona unita). Mi sbagliavo! Purtroppo, era tutto vero ciò che hanno sentito le mie orecchie. Questa varietà di ruoli che ho ricoperto è frutto della profonda relazione con l’evoluzione sociale e istituzionale dello Stato italiano e dei compiti e funzioni che mi sono state assegnate, agendo sempre in nome della legge e a tutela della sicurezza pubblica.

La mia carriera è un intreccio articolato con le vite di uomini e donne, di tensioni e passioni, di abnegazione e creatività. Storie quasi quotidiane, più o meno semplici, tasselli di un periodo molto più grande del sottoscritto. I ricordi mi riportano alla mente l’evoluzione storica della polizia legata alla vita politica del Paese. Dalle sue diverse denominazioni al regolamento di servizio, dalle uniformi alle qualifiche, dal regolamento di disciplina ai veicoli di servizio. Quante volte ho sognato con gli occhi di un bambino nel vedere la mitica Ferrari 250 Gte degli anni ’60, con alla guida il maresciallo Spatafora, fino ad arrivare ai giorni nostri ammirando le Lamborghini Huracan, che per necessità e urgenza possono raggiungere la velocità di 300 km/h.

Non solo. Nel 1978 ho visto nascere il Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza (NOCS), denominato più semplicemente “teste di cuoio”: reparto speciale per operazioni ad alto rischio, specializzato in azioni quali la liberazione di ostaggi, la cattura di pericolosi criminali, servizi di sicurezza e scorta per alte cariche dello Stato. Così come ho visto crescere l’attività della Polizia Scientifica con gli specialisti che l’hanno plasmata nei contenuti e nei metodi applicativi, curiosando tra le prime forme di segnalamento, identificazione e il progressivo affinamento della strumentazione tecnologica. A proposito di documentazione, mi tornano alla mente i primi passaporti per l’estero, i permessi di soggiorno, i rimpatri e così via. In questi anni ho sfogliato con simpatia le divertenti vignette dei giornali satirici che hanno raccontato, con le sfumature più varie, la vita e le vicende degli “sbirri” e/o “piedipiatti”, in altre parole più semplicemente dei poliziotti che ogni giorno rischiano la propria vita al servizio del cittadino.

Per rispondere alle domande che ancora oggi mi sono rivolte dai giovani, sono tante le notizie e le immagini che si possono trovare nei testi specializzati o su “internet”, utili a chi abbia la curiosità di conoscere e/o avvicinarsi a un mondo eterogeneo, ma nello stesso tempo affascinante. Una finestra costantemente aperta e in continuo mutamento sul variegato e complesso pianeta chiamato “Polizia di Stato”. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Repertorio

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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