CHRISTINE LAGARDE PRESIDENTE BCE

La Bce ha deciso di alzare i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 3%, quello sui depositi al 2,50%, e quello sui prestiti marginali al 3,25%, con effetto dall’8 febbraio 2023.

Nessuna sorpresa dunque dalla prima riunione del 2023 del Consiglio direttivo che opera nell’ottica di combattere un’inflazione che resta troppo elevata. Nel comunicato di fine vertice, il Consiglio annuncia che i tassi verranno alzati di ulteriori 50 pb a marzo, “per poi valutare la successiva evoluzione della sua politica monetaria“.

Mantenere i tassi di interesse su livelli restrittivi – si spiega nel comunicato – farà diminuire nel corso del tempo l’inflazione frenando la domanda e metterà inoltre al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative di inflazione. In ogni caso, anche in futuro le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento saranno guidate dai dati e rifletteranno un approccio in base al quale tali decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione“.

La Bce conferma, come comunicato a dicembre, che il portafoglio App (il programma di acquisti di titoli) calerà di 15 miliardi al mese dall’inizio di marzo alla fine di giugno 2023, e la riduzione successiva sarà decisa nel tempo. Per quanto riguarda il programma di acquisti pandemico Pepp, il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza almeno fino alla fine del 2024.

Dopo le decisioni di politica monetaria della Bce, migliorano le Borse europee: Piazza Affari sale dell’1,3%, Parigi dello 0,6%, Londra dello 0,85%, Madrid dell’1,9% e Francoforte dell’1,3%. Frena leggermente l’euro, che torna sotto quota 1,1 con il dollaro, a 1,098, in flessione dello 0,1%.

Scatto dei Btp dopo le decisioni di politica monetaria della Bce, che ha alzato i tassi di 50 punti base e preannunciato un analogo rialzo a marzo. Il rendimento del decennale italiano scivola al 4,04%, in calo di 24 punti base, sui minimi di giornata, mentre lo spread con il Bund cede 10 punti base, a 189 punti.

Il giorno dopo la Federal Reserve e poco prima della Bce, anche la Bank of England ha mantenuto il percorso di irrigidimento della politica monetaria, rialzando il tasso di riferimento di 50 punti e portandolo così al 4%. Poi aggiungerà altri 25 punti base a marzo prima di fermarsi. La decisione non è stata tuttavia unanime dal momento che il rialzo è stato deciso con 7 voti favorevoli e due contrari di membri del comitato di politica monetaria (Mpc) che avrebbero preferito mantenere il Bank Rate al 3,5%.

La Boe è stata una delle prime banche centrali a iniziare a aumentare i costi di indebitamento e ha aggiunto 340 punti base da quando ha iniziato l’attuale ciclo nel dicembre 2021 per domare l’inflazione, che ora corre più di cinque volte il suo obiettivo del 2%.

Ieri, Fed ha alzato i tassi di interesse dello 0,25% con il costo del denaro fissato in una forchetta fra il 4,5% e il 4,75%, ai massimi dal settembre 2007. A motivare la decisione, l’inflazione, che ha rallentato la corsa ma resta elevata e per questo ha reso necessari i nuovi rialzi dei tassi, riferisce la banca centrale americana in una nota, al termine della due giorni di riunione. “L’inflazione rimane elevata, a causa degli squilibri della domanda e dell’offerta legati alla pandemia, all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia e a pressioni più ampie sui prezzi“.

L’attività economica nell’area euro, nonostante la crescita dello 0,1% nel quarto trimestre 2022, “è rallentata notevolmente e ci aspettiamo resti debole nel breve termine“, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde indicando nell’incertezza politica, nella guerra e nell’alta inflazione i fattori che continueranno a frenare la crescita, prima di una successiva ripresa.

Servono politiche fiscali che aumentino la produttività e abbattano gradualmente il peso del debito: i governi dovrebbero adottare velocemente le riforme e ritirare ora misure” di sostegno sui prezzi dell’energia visto che “questa crisi è diventata meno acuta“, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde dopo la riunione del Consiglio Direttivo precisando che le misure che dovessero pesare troppo sui conti pubblici e non funzionare “potrebbero spingere a un rialzo dell’inflazione, il che stimolerebbe una risposta di politica monetaria più forte“.

I rischi per lo scenario d’inflazione sono diventati “bilanciati“, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde abbandonando l’espressione, usata fino al Consiglio direttivo di dicembre, secondo cui tali rischi erano “al rialzo”. La Bce ha anche rivisto i rischi per la crescita economica, portandoli a “bilanciati” da “al ribasso“.

Dice ancora la Lagarde che gli aiuti dei governi per proteggere l’economia dagli aumenti dei prezzi dell’energia dovrebbero essere “mirati e incentivare a consumare meno energia“. E “ora che diventa meno acuta la crisi energetica, è importante cominciare e ridurre le misure” di sostegno, perché le misure che “non rispettano questi principi, creano pressioni sull’inflazione e questo richiede una risposta di politica monetaria più forte“.

A cura di Renato Lolli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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