John Abercrombie è stato un chitarrista versatile, ma strettamente ancorato alla tradizione del jazz di cui ha esteso i confini seguendo il suo istinto di fine improvvisatore, creatore di ampie ed emozionanti melodie, ma anche di melanconico, spigolose e argute composizioni. A quattordici anni imbraccia la chitarra studia i maestri del jazz e nel 1962 frequenta la Berklee School of Music di Boston. Nel 1967 si unisce all’organista Johnny “HammondSmith e, a New York City, alla formazione dei “Brecker Brothers“.

Negli anni Settanta per Abercrombie arrivano le collaborazioni importanti con: Chico Hamilton, Gil Evans, Gato Barbieri. Da leader registra il suo primo lavoro discografico “Timeless” e poi “Gateway”, con il contrabbassista Dave Holland e il batterista Jack DeJohnnette, duetta inoltre con il chitarrista Ralph Tower e con il gruppo di Kenny Wheeler. Per il musicista americano seguono prestigiose partecipazioni con altri grandi musicisti, artisti di livello intetnazionale da: Charles Lloyd, Enrico Rava, John Surman; il chitarrista alterna le collaborazioni con I lavori gruppi con il suo trio e il suo quartetto, che lo impegnano fino alla sua morte avvenuta il 22 agosto del 2017. I suoi lavori con il suo trio e il duo quartetto e reso particolare dalla presenza del violista il virtuoso Mark Feldman, come nell’opera discografica “Can’t Mause” e “Class Trip”.

“Da oltre quindici anni John Abercrombie è fra i protagonisti del jazz elettrico, anche se il suo nome non appare spesso in vetta alle classifiche di vendite fusion. Forse sarà per colpa del suo carattere lontano dall’esibizionismo o della sua musica che ha sempre evitato concessioni ai gusti commerciali. Fatto sta che John ci appare tuttora sottovalutato pur essendo tra i chitarristi più raffinati sulla scena americana. Scorrendo il suo fittissimo curriculum, lo troviamo molte fasi chiave della storia del jazz-rock: precursore di quello stile elettrico con i fratelli Brecker e Billy Cobham nella band Dreams, poi al fianco di Gato Barbieri, Gil Evans, David Liebeman e Barry Miles. Il momento di maggiore notorietà là avuto tra il ’73 e il ’75 nella band di Billy Cobham, dove John segue le orme di McLaughlin con uno stile acido e velocissimo (le testimonianze spettacolari all’accesso sono i frenetici LP “Crossiwinds”, “Total Eclipse” e “Shabazz”). Nel 1975 vede la luce il suo primo album solista per l’ECM. Sotto il titolo “Timeless” è riunito un formidabile trio propulsivo con la batteria di Jack DeJohnnette è Jan Hammer scatenatissimo al Mini-Moog e organo), che rivisita in chiave più scarna ed essenziale i furibondi duelli della Mahavishnu Orchestra. Negli anni successivi Abercrombie entra stabilmente nel quartetto di DeJohnnette con cui realizza quattro album molto interessanti affinando ulteriormente il suo stile.

Proprio il batterista caposcuola e il contrabbassista Dave Holland sono suoi complici nella formazione del trio Gateway, firmatario di due bellissimi Long Playing tutt’oggi punto di riferimento per i trii chitarristici. Il progressivo avvicinamento a uno stile più intimista con sonorità più morbide, conduce Abercrombie a collaborazioni molto raffinate con il Maestro dei chitarristi acustici Ralph Towner (i due splendidi gioielli “Sorgasso Sea” e “Five Years Later”); nel frattempo il nuovo quartetto di John, con Richie Beirach, Peter Donald e George Mraz si inoltra sui sentieri di una delicata esplorazione armonica, testimoniata da tre dischi per l’ECM. L’album che riporta in primo piano Abercrombie è “Night”, realizzato con gli amici di “Timeless” Jan Hammer e DeJohnnette con l’aggiunta del sax speciale Michael Breacker. Ma la nuova giovinezza stilistica di John sboccia dall’incontro con il batterista Peter Erskine, avvenuto per la registrazione dell’album “Un Poco Loco” di Bobby Hutcherson; da questa collaborazione nasce l’idea di dar vita ad un nuovo trio con il bassista Marc Johnson, fondatore dei Bass Desirée. La formazione realizza tre dischi e numerosi concerti: a partire dal primo album “Corrent Events” ricco di spunti interessanti e di qualche aspetto ancora in rodaggio, l’intesa si consolida benissimo con il successivo “Getting There” arricchito anche della presenza del sax di Breacker, per diventare assolutamente perfetta nel recente “Live”. Il sodalizio tra i tre amici è così forte che Erskine lì vuole al suo fianco anche negli ultimi suoi album sistina “Transition” e “Motion Poet”. Dal canto suo Abercrombie colleziona collaborazioni illustri, tra le più recenti vorremmo ricordare i due pregevoli dischi di Danny GottliebAqua Marine” e “whirlwind “; mentre nella lista dei virtuosismi spettacolari è da annotare il divertente Long Playing “Solar” in coppia con John Scofield (una buona occasione per confrontare i punti di contatto e le differenze tra due stili affini, eppure profondamente personali). Abercrombie dedica buona parte del 1989 ai tour del trio con Peter Erskine e Marc Johnson, che tocca la nostra penisola proprio nel periodo del Festival Umbria Jazz e della rassegna Jazzman a Milano.

Mentre l’esibizione di Perugia conquista tutto il pubblico e la critica, a Milano manca quell’interplay magico che solitamente contraddistingue la formazione: per il piacere del pubblico rimangono i virtuosismi pregevoli (anche se un pò egoisti) di Abercrombie è Johnson, mentre Erskine giostra per conto suo, riservando i numeri più spettacolari per qualche serata[…]”.

(Il testo virgolettato è tratto dalla rivista Guitar Club – John Abercrombie un maestro coi bassi – autore Massimo Bracco – 1 novembre 1989 Guitar Club).
John Abercombie muore a Cortland Manor il 22 agosto del 2017, all’età di settantatre anni.

A cura di Alessandro Poletti esperto in musica Jazz – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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