IL TERZULTIMO PIANETA

Non esiste una parola italiana che indichi la natura nel suo stato primigenio, selvaggia e incorrotta.

Va presa in prestito dall’inglese: wilderness e’il termine che la descrive meglio , che significa “ambiente naturale, dove non e’ arrivata la mano dell’uomo”.

Su un pianeta morente, sospeso tra genesi e Apocalisse, sono protagonisti il Dio bambino, il Genius Loci, Adamo ed Eva, Ulisse e il Fantastico Fante Farneticante, mentre lucertole, zanzare e uccelli e altri animali attendono la fine dell’uomo per prendere il sopravvento. Il Terzultimo Pianeta andando verso il Sole e’ l’unica e ultima opportunita’ per un’umanita’ suicida, che ne succhia l’energia come un virus.

Carlo Menzinger scrive del Terzultimo Pianeta, della Vita, della Morte e dell’illusione di Dio, in versi, ora rabbiosi, ora rassegnati.

La narrativa dell’”antropocene” incarna il mutamento di sensibilita’ che la letteratura sta attuando per raccontare il presente, sempre piu’ in bilico della societa’.

Crisi climatica, gentrificazione, scarsita’ di risorse, estinzioni di massa: sono tutti temi con i quali negli ultimi anni stiamo acquisendo nostro malgrado sempre piu’ familiarita’.

Benvenuti nell’antropocene!

La deforestazione, l’aumento di acidita’ dell’acqua, la concentrazione urbana, la produzione di rifiuti, il riscaldamento globale, la riduzione della biodiversita’ avranno tutti conseguenze a lungo termine.

Acqua pulita significa vita, salute, alimentazione, tempo libero, energia.

Oltre il 70% della superficie terrestre e’ coperto di acqua, e proprio nell’acqua ha avuto inizio la vita sulla Terra: non sorprende quindi che tutti gli esseri viventi del pianeta ne abbiano bisogno.

Vero e’ che anche in un paese fortemente antropotizzato come l’Italia, si trovano ancora luoghi selvaggi e incontaminati.

In un paese come il nostro, che per il resto del mondo rimane sospeso tra cliche’ da cartolina delle colline senesi, o dei canali di Venezia, mettersi alla ricerca di natura “vera” suona un po’ come una barzelletta, eppure, dalle brulle fiumare d’Aspromonte, dal fondo delle gravine pugliesi, dai silenzi della Val Grande, in questi luoghi, conservata come polvere accumulata in una stanza, si annida la “wilderness” nostrana.

L’acqua sta diventando uno dei maggiori problemi del futuro, fonte di guerre di accaparramento, e’ l’oro nero del domani.

E’ una risorsa sempre piu’ scarsa, e ci sono dei fattori legati al cambiamento climatico, e all’inquinamento che la rendono sempre meno disponibile.

L’acqua puo’ diventare un elemento centrale del Green New Deal, ma e’ necessario che migliori il livello di efficienza del Mezzogiorno e che aumentino gli investimenti in tutto il paese, mettendo in atto un grande piano per la gestione della risorsa idrica.

Diminuiscono i ghiacciai, che da sempre sono stati dei grossi serbatoi di acqua, pronti a fornire durante la primavera l’acqua necessaria alle diverse attivita’, molti di essi sono praticamente estinti, altri scompariranno nel corso di 50, 100 anni; senza dimenticare che l’innevamento e’ sempre piu’ ridotto.

Un ulteriore problema e’ dato dal fatto che molte aree esposte a stress idrico alto, sono anche densamente popolate, per esempio in Cina e in India, e pure in molte zone del Mediterraneo orientale o dell’America settentrionale.

L’acqua e’ sinonimo di vita: per questo gli ambienti in cui la presenza di acqua e’ la caratteristica dominante, sono ricchi di vita e ospitano i livelli piu’ bassi di biodiversita’.

Sia le acque marine ( in prossimita’ delle coste), che quelle continentali possono dare origine a zone umide, come le aree palustri, quelle lacustri, le aree fluviali, le zone umide marine, di estuario, e create da laghi e invasi artificiali, che sono tra gli ecosistemi piu’ ricchi e complessi del pianeta.

Si tratta di sistemi dinamici e estremamente sensibili agli eventi esterni che l’Uomo o la Natura possono causare.

La loro tutela coincide con la tutela di un patrimonio unico ed irrinunciabile.

Gia’ dal 1971 con un trattato firmato a Rasmar (Iran) da 128 paesi si sono stabiliti criteri e mezzi per proteggere le aree umide del nostro Pianeta.

Oggi sono riconosciute dal trattato di Rasmar ben 1089 aree umide sparse in tutto il mondo per una superficie totale di piu’ di 87 milioni di ettari.

All’Italia sono state riconosciute 46 aree umide degne di essere protette, tra cui paludi di pianura, di montagna, come quella di Colfiorito, laghi costieri come Burano, lagune grandi e piccole come Venezia e Orbetello, , grandi e piccoli estuari come parte del Po a Comacchio, e laghi di montagna.

Come e’ stato per i nostri antenati, anche per noi la relazione tra uomo e natura e’ nel suo DNA.

L’amore per la natura, la Biofilia, che secondo il teorico Wilson e’ innata e istintiva deve pero’, con la partecipazione sempre piu’ crescente dell’uomo alla vita moderna, essere continuamente cullata.

Mai dimenticarsene, serve allenamento ed esercitazione, per mantenerla viva, prima di tutto, dentro di noi!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Fotolia

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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