Nove tappe e finalmente il primo, meritato, giorno di riposo per i partecipanti al Tour de France 2017; tante le cose successe in queste nove tappe, in cui si è visto un po’ di tutto e non proprio tutto bello.

Iniziamo dalle cose positive, ovvero le tante fughe, che sono poi una caratteristica peculiare del Tour, anche se proprio dalle fughe si capisce quanto il ciclismo sia cambiato nel corso degli anni; qualcuno ricorderà infatti le “mitiche” fughe che portavano a vantaggi che a volte superavano persino i venti minuti e che spesso hanno condizionato (e fatto la fortuna) di quella che è la più importante gara a tappe del mondo.

Anche oggi si va in fuga e magari lo si fa sempre appena lo star da il via alla tappa, ma difficilmente ci si gioca la vittoria, dato che il gruppo da spazio, ma il distacco è sempre sotto controllo e quando ci si avvicina al traguardo bastano due o tre trenate e si finisce con una volata a ranghi quasi compatti; sarà anche bello così, ma in televisione si ammira più il panorama che non la corsa, che finisce per essere scontata o quasi sin dal primo giorno!
Lo spettacolo poi dovrebbe arrivare sulle montagne (ed in discesa), ma sin ora non è che ci abbiano provato in tanti; il più bravo nel cercare di mettere sotto pressione il favorito d’obbligo, Chris Froome, è stato Fabio Aru, che su “la Planche des Belle Filles” è scattato facendo il vuoto dietro di se e ci ha riprovato, senza successo, salendo sulle tortuose rampe del Mont du Chat.
Il resto dei rivali del favorito inglese è rimasto al coperto, con la sola eccezione del francese Bardet, bravo in salita ma soprattutto in discesa, proprio nella nona tappa, quella unanimemente considerata la più difficile del Tour, che se non ha stabilito chi vincerà la corsa, ha dato invece maggiori indicazioni su chi certamente non salirà sul gradino più alto del podio parigino.

Dopo nove tappe Froome ha sicuramente dimostrato di avere una squadra fortissima, ma ha perso il suo gregario più fidato, Geraint Thomas, ritiratosi con la spalla fratturata a seguito di una rovinosa caduta; l’inglese, che insegue la quarta vittoria in terra di Francia, è fortissimo, ma qualche piccolissimo segno negativo l’ha dato, certo però che se si resta passivi sulle ruote della Sky è difficile batterlo.

Altra nota positiva arriva dalle tre vittorie del fortissimo velocista Marcel Kittel, che ha dimostrato di essere il re degli sprinter, lasciando davvero solo le briciole agli avversari; il tedescone della Quick-Step Floors ha una potenza incredibile e la maglia verde difficilmente avrà un padrone diverso a meno di un colpo di sfortuna prima di Parigi.
L’avversario più pericoloso di Kittel avrebbe potuto e dovuto essere il bicampione del mondo, Peter Sagan, ma un gomito usato a sproposito e la grave conseguente caduta (con frattura) di Mark Cavendish, hanno portato alla qualifica del fortissimo slovacco dopo l’arrivo di Vittel; certo si è visto di peggio sulle strade non solo del Tour, però prima o poi si deve porre dei limiti alle scorrettezze e fermando Sagan si è voluto probabilmente dare un esempio!
Altra nota negativa di quanto visto sin qui, sono le tante cadute, che hanno già costretto al ritiro molti dei protagonisti annunciati del Tour, da Valverde ed Izaguirre, nella prima tappa, a Durbridge ed appunto Cavendish, da Thomas a Porte che, nel corso della nona tappa ha rischiato davvero moltissimo in una caduta rovinosa scendendo dal Mont du Chat; purtroppo anche questo fa parte del ciclismo e ne approfitto per mandare un grandissimo augurio a Claudia Cretti, che sta lottando per la vita dopo una caduta al Giro d’Italia femminile.
Infine vediamo chi, tra gli annunciati protagonisti, ha sin qui deluso o dato pochi segnali positivi: inizio dal francese Pinot, una delle grandi speranze del ciclismo transalpino e di cui ci si attende sempre l’esplosione, che viaggia con cinquantadue minuti di distacco e che più che esplodere è sembrato imploso; altro deluso è Alberto Contador, le cui trentaquattro primavere sembrano pesare quanto le sempre più frequenti cadute.

A chiudere ecco Nairo Quintana; il colombiano viaggia sempre a ruota e, sin qui, sembra ben distante dallo scalatore esplosivo che, come la strada iniziava a salire, pareva mettere il turbo alle proprie gambe; impossibile vincere stando passivi, è già successo al Giro, ma evidentemente Nairo non riesce più a fare la differenza e non ha la potenza delle passate stagioni; peccato, perché salvo una crescita di condizione oggi difficilmente prevedibile, avrebbe potuto e dovuto essere l’avversario più pericoloso verso il quarto successo di Froome.

Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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