PASQUALE TRIDICO PRESIDENTE INPS

La sensazione è che, proclami a parte, il piano Tridico è il più sostenibile: avrebbe un costo di poco superiore ai 400 milioni il primo anno, e consentirebbe l’anticipo a 63-64 anni della sola quota contributiva per poi recuperare la fetta retributiva al raggiungimento della soglia di vecchiaia.

Una prima parte delle pensioni sarebbe liquidata subito, al raggiungimento dei 63-64 anni, ma a valere solo sui versamenti effettuati nel sistema contributivo. Cioè quelli maturati dal 1996 in poi. E una seconda parte della pensione al raggiungimento dei 67 anni, a valere sulla restante parte dei contributi versati prima del 1996, cioè nel sistema di calcolo retributivo. Conti alla mano, il vantaggio della proposta di riforma pensioni di Tridico è che lo Stato risparmierebbe più del 70% rispetto a quanto si è visto con quota 100.

Si potrebbe poi prevedere un anno in meno per ogni figlio per madri lavoratrici, oppure un aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente e 1 anno in meno per ogni 10 anni di lavori usuranti/gravosi, oppure un aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente (semplificando la certificazione).

Si potrebbe poi perfezionare nei dettagli un sistema di finestre di uscita per i lavoratori fragili, facilitazioni per i disoccupati anziani, in situazione di particolare vulnerabilità; e lavori gravosi, ad esempio edili addetti a lavorazioni acrobatiche e ponteggi (dove alta è l’incidenza degli infortuni).

La prima volta Tridico illustrò il suo piano nella primavera 2021 in un intervento al seminario ‘Pensioni, 30 anni di riforme’. Dopo un anno e mezzo, altre alternative credibili non si intravedono.

A cura di Elisabetta Turci – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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