TEDDY RENO, RITA PAVONE

A Saint-Tropez la luna si desta con te e balla il twist contando le stelle nel ciel…”. Cha cha cha, twist, surf, hully-gully, shake e i tanto attesi lenti, stretti nelle feste a luce soffusa. Sono alcuni degli intramontabili balli degli anni sessanta, protagonisti dei pomeriggi festivi passati in casa con le amiche e gli amici. Un giradischi e tanti dischi, portatori di nuovi amori e divertimento, mentre i genitori di turno ci tenevano d’occhio. Dicono che ognuno di noi dovrebbe leggere nella sua vita almeno cento libri.

Io, sicuramente, non li ho letti, però possiedo oltre cento 45 giri degli anni ‘60, ognuno di questi, legato a un indimenticabile ricordo della mia “magica” gioventù. Ancora oggi, a distanza di sessant’anni, li possiamo ritrovare nei lungometraggi d’autore. Ad esempio nel film coreano “Parasite“, che ha incassato diverse statuette durante la “Notte degli Oscar 2020”, nella colonna sonora vi è il brano “In ginocchio da te“, grande successo degli anni ‘60, cantato da Gianni Morandi. Infatti, negli anni ‘60, insieme al boom economico ci fu anche quello della musica leggera, nazionale o d’importazione, con brani che segnavano lo scorrere delle stagioni. S’iniziava dalla classica canzone invernale legata al Festival di Sanremo per poi passare ai successi estivi che uscivano dal Cantagiro, da un Disco per l’estate e altro ancora.

Ci fu un ricco fiorire di balli, di varia tradizione e origine, che hanno cominciato a tenere  banco nelle classiche feste private in alternativa al ballo del mattone. Negli anni ‘60 la voglia di ballare a livello internazionale era davvero grande e i generi si moltiplicavano. Trionfò così, anche a casa nostra, l’hully-gully, portato alla popolarità da alcuni celebri brani di Edoardo Vianello: “Abbronzatissima” del 1963, e soprattutto “I Watussi”, boom dell’estate 1964 che ancora oggi, nelle sale che ricordano i ritmi dell’epoca, rimane un richiamo irresistibile ad alzarsi, mettersi in fila e ballare. Del resto l’hully gully fu uno dei primi balli di gruppo. Dalla California assolata è poi arrivato il surf, il cui nome prende origine dal surfing delle onde dell’oceano (sport di origine polinesiana). Il ritmo del surf e la sua notorietà è legata in primo luogo alle musiche lanciate dal complesso dei Beach Boys.

Il ’66 fu infine l’anno dello shake, uno scuotimento di libertà, senza passi convenzionali, il padre di quello che poi, con innumerevoli varianti, diventerà il ballo delle discoteche. Ognuno per sé. A Roma il Piper Club è stato il tempio sacro per eccellenza. Fra le canzoni italiane più note del periodo, “I ragazzi dello shake”, cantata da Gianni Morandi, e il famoso “Geghegè”, lanciato da Rita Pavone nella trasmissione Studio Uno.

Frutto tardivo degli anni ‘60, quando le nuove generazioni di giovani cominciavano ad avere meno attenzione per il ballo ed erano attratti dall’arrivo di nuovi complessi, fu il brano “La bambola”, cantato nel 1968 da Patty Pravo, regina incontrastata delle folli notti trascorse al Piper Club, ma anche del Savioli a Riccione. Un ritmo travolgente che ebbe comunque un grande successo.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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