È bufera dopo la conferma che Strada dei Parchi è decisa a chiudere il traforo del Gran Sasso, in entrambe le direzioni, dalla mezzanotte del 19 maggio. Alla base c’è la vicenda giudiziaria per “presunte interferenze tra i laboratori, le gallerie autostradali e il sistema di condutture delle acque con criticità mai sanate e con un rischio permanente per la salubrità delle acque” – come scrive l’Ansa – delle falde acquifere del massiccio abruzzese, il più altro dell’Appennino.

La riunione di venerdì in Prefettura a Teramo, durante la quale la concessionaria delle autostrade abruzzesi e laziali A24 e A25 ha illustrato il piano operativo per la chiusura, ha scatenato reazioni a catena sia da Roma sia nel territorio regionale. Il timore è che l’Abruzzo sia tagliato in due. Sul banco degli imputati sono finiti Strada dei Parchi e il Governo nazionale: pressante la richiesta di incontri urgenti con tutti gli attori coinvolti e la nomina di un commissario, che il Governo ha previsto in un provvedimento e che, oltre alla progettazione e ai lavori di messa in sicurezza per un importo stimato di circa 172 milioni di euro, si interessi anche di gestione dell’infrastruttura. Dopo l’intervento del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, che aveva parlato “di atto irresponsabile”, a scagliarsi contro la società è il sottosegretario ai Beni culturali, il pentastellato abruzzese Gianluca Vacca, che ha minacciato la revoca della concessione se il traforo verrà chiuso. “Il traforo è un’arteria di comunicazione fondamentale per l’Abruzzo – ha spiegato – e non può essere chiusa. Sono in contatto con il Mit e con gli organismi competenti per scongiurare questa scelta. Qualora ci fosse una cieca ostinazione del gestore verso la chiusura,chiederò con forza al Mit di valutare se ci sono i requisiti perla revoca immediata della concessione, e so che il ministero valuterebbe con molta attenzione questa ipotesi. Ora basta”.

I vertici di Sdp – riporta sempre l’Ansa – sarebbero intenzionati ad andare fino in fondo: come hanno sottolineato ieri fonti della società, gli amministratori vogliono presentarsi alla prima udienza del processo fissata il 13 settembre prossimo senza rischiare l’accusa di reiterazione del reato di inquinamento ambientale per il quale sono imputate dieci persone, tra dirigenti della stessa concessionaria, di Ruzzo Reti Spa, società pubblica del ciclo idrico integrato nelteramano, e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso. Al processo si è giunti dopo la citazione a giudizio da parte della Procura, tecnicismo giuridico che ha fatto saltare l’udienza preliminare.

Stefania Pezzopane, deputata aquilana dei dem, si è rivolta al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sollecitando “subito la nomina del commissario e lo stanziamento delle risorse” e accusando il ministero e Vacca di inerzia. Il presidente del Consiglio comunale dell’Aquila, Roberto Tinari, ha parlato di atto sconsiderato. Ha espresso “viva preoccupazione” anche il rettore dell’università dell’Aquila, Paola Inverardi, “per l’enorme disagio che ciò comporterebbe alle migliaia di studenti provenienti dal Teramano, dalle zone costiere abruzzesi e marchigiane che frequentano l’Ateneo”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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