Ritratto Paul B. Preciado

Il festival che conclude FUORI! – progetto di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, promosso dal Comune di Bologna – in una punteggiatura di azioni pubbliche inizia aggiungendo due voci a quelle dellз artistз e della ragazza con cui abbiamo lavorato per oltre un anno: quella del filosofo e scrittore Paul B Preciado, che ha scelto di chiudere il suo ultimo libro, Dysphoria Mundi, con una lettera allз nuova attivista, e quella di Rory Pilgrim, artista visivo finalista quest’anno del prestigioso Turner Prize, che in The Undercurrent filma, con sguardo insieme lucido e lirico, alcuni giovani attivisti del clima e gli strumenti emotivi che insieme mettono in gioco per affrontare una crisi connessa a tutti gli aspetti della loro vita, dal bisogno di avere una casa alle lotte per l’uguaglianza e l’equità di genere, all’approccio all’amicizia e all’amore.

Sotto questo doppio segno – insieme discorso e prefigurazione, pensiero e visione poetica – si può leggere un programma, e in filigrana attraverso il programma un denso processo di lavoro, che riunisce enunciazioni eterogenee, le intreccia mantenendone intatte le singolarità e moltiplica prospettive su questioni centrali per la nostra vita comune, ancor più alla luce della politica italiana di questo momento.

Il festival apre e rilancia il progetto di FUORI!, seguendo la logica che lo ha guidato sin dai suoi inizi: un propagarsi nella città, radicandosi tanto nel teatro quanto in luoghi pubblici, di dispositivi artistici e performativi messi a punto da artistз della scena internazionale, per la maggior parte invitatз per la prima volta a Bologna, in sintonia con artistз, attivistз, individui e gruppi che fanno il tessuto sociale e culturale della città, e realizzati insieme a ragazzз che abitano nella Città Metropolitana di Bologna e che qui frequentano le scuole superiori – licei, istituti tecnici e professionali – l’Accademia o l’Università, o lavorano in realtà pubbliche e private del territorio.

Non c’è un unico filo conduttore a tenere insieme le diverse creazioni artistiche di cui la città potrà fare esperienza tra il 6 e l’11 giugno, e che in parte resteranno come una scia anche nelle settimane successive o innescheranno altri gesti, generati dalle alleanze che si sono costituite in questi mesi di lavoro, ma ci sono certamente dei princìpi e delle sensibilità che rendono questo insieme di opere un disegno compiuto e aperto ad altre connessioni possibili.

Il primo è proprio che si tratta di arte: non esiti di laboratorio, non esperienze educative ma opere artistiche, create in alcuni casi su commissione e quindi specificamente per FUORI!, da alcunз tra lз artistз più significativз delle arti sceniche contemporanee, con modalità che mettono lз giovani partecipanti al centro, accordano loro autorevolezza e ribaltano le relazioni di potere che normalmente legano adultз e adolescenti, affinché possano prendersi la posizione di primo piano che spetta loro in un progetto come questo, e anche affinché il pubblico adulto possa ritrovarsi spiazzato dall’esperienza di quelle opere, sospeso su qualcosa di sconosciuto.

Il secondo principio riguarda proprio l’autorevolezza, o meglio l’autorità secondo la definizione della filosofa femminista Luisa Muraro, che la definisce come la relazione che permette di essere “potenti senza i mezzi del potere”. Se abbiamo prestato grande attenzione affinché, nei processi di coinvolgimento dellз ragazzз oltre che in quelli di creazione messi in atto con loro dallз artistз, alle persone adolescenti e giovani venisse accordata autorità, allo stesso modo siamo statз estremamente attentз a non venir meno alla nostra autorità, a una posizione adulta da cui è forte la tentazione di ritirarsi quando ci si trova tra le incertezze radicali di tempi complessi, e la fatica della relazione con le generazioni più giovani, le loro provocazioni, la loro sfiducia. Pensare, progettare, produrre e comunicare FUORI! ha significato esercitare il nostro essere adultз: mettersi da parte e fare spazio, quando necessario, ma anche tenere saldamente le posizioni che vanno tenute, non cedere, stare in una vulnerabilità condivisa senza che questa diventi una scusa per venir meno al compito di indicare delle direzioni e di percorrerle insieme, nel rispetto della integrità propria e altrui.

Il festival che ora si apre alla città porta lo stesso desiderio di essere spazio integro e vulnerabile, da condividere con chi vorrà attraversarlo, camminare senza sapere verso dove, sostare in luoghi pieni di parole, partecipare ad assemblee in spazi selvatici, ascoltare voci distanti, leggere la città come una collezione di opere d’arte, dare inizio a mondi.

A cura di Silvia Bottiroli – Foto Redazione

Progetto di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale promosso dal Comune di Bologna

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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