Marcos Ana pseudonimo di Fernando Macarro Castillo nacque ad Alconada il 20 gennaio 1920 e morì a Madrid il 24 novembre 2016.

Nel 1929 si trasferì con i suoi genitori, Marcos e Ana (dai quali deriva il suo pseudonimo), ad Alcalá de Henares. 

Nel 1936 scoppiò la guerra civile e all’età di quindici anni si offrì volontario. All’età di 17 anni si arruolò nell’esercito nell’Ottava Divisione. Alla fine della guerra venne arrestato nel porto di Alicante e portato nel campo di concentramento di Albaterra, fino alla fuga. Marciò verso Madrid dove venne nuovamente arrestato e riportato in prigione nell’aprile del 1939 nel carcere di Burgos.

Era stato ingiustamente accusato dal regime di F. Franco di tre omicidi avendo fatto parte del partito Comunista, quale istruttore della Gioventù dell’Ejercito del Centro.

Passeranno ben lunghi 23 anni prima del suo rilascio nel 1961, all’età di 41 anni. In carcere subì ogni sorta di violenze e di privazioni ma fu proprio in quel luogo di torture fisiche e morali che emerse il suo lato migliore e nacque la sua opera poetica, vitale e lucida. 

Nel novembre del 1961 lasciò la Spagna come “uomo libero” e si diresse in Francia per la dove iniziò una vigorosa attività culturale e politica finalizzata a restaurare per restaurare la democrazia in Spagna.

Nelle sue opere “Decidme cómo es un árbol” – “Memoria de la prisión y la vida” (tradotte in lingua italiana nel 2009) si trova il riscontro delle sue sofferenze nelle carceri franchiste. Riuscì comunque a far uscire clandestinamente alcuni suoi scritti, in prevalenza poesie, per essere divulgati da poeti quali R. Alberti, P. Neruda, e Maria Teresa de Leon che si batterono strenuamente per la sua liberazione, per essere pubblicate in Francia, Cile, Messico e Argentina per dare voce ai prigionieri politici reclusi nelle carceri spagnole!

Nel suo intenso lavoro è giusto ricordare anche: Poemas desde la cárcel (1960), España a tres voces (1961) e Las soledades del muro (1977) e quale instancabile difensore della libertà, nel saggio Vale la pena luchar (2013) ha sostenuto il movimento degli Indignados.

Da alcuni anni l’opera letteraria di Marcos Ana è inclusa nelle collezioni della Biblioteca Nazionale ed è a disposizione degli utenti, che possono consultarla attraverso il catalogo web BNE. Oggi, grazie alla donazione del collega attivista e fotografo Manuel de Cos, conserviamo nel Dipartimento di Musica e Audiovisivi una serie di documentari inediti in cui Marcos Ana dà una nuova trama ai suoi versi. Allo stesso tempo, lo stesso Dipartimento di Musica e Audiovisivo ospita la maggior parte dei documentari e delle interviste che, a partire dal 1978, lo videro protagonista, raccontando la sua vita in carcere ma anche quella successiva durante le intense e costanti tournée attraverso l’Europa e l’America Latina.

Riporto in chiusura una delle sue poesie più toccanti: Ditemi com’è un albero 

Ditemi com’è un albero – Ditemi il canto del fiume – quando si copre di uccelli – Parlatemi del mare – Parlatemi del vasto odore della campagna – Delle stelle. Dell’aria – Recitatemi un orizzonte senza serratura né chiavi – come la capanna di un povero – Ditemi com’è il bacio – di una donna. Datemi il nome – dell’amore: non lo ricordo – Le notti si profumano ancora – di innamorati con fremiti – di passione sotto la luna? – O resta solo questa fossa, – la luce di una serratura – e la canzone delle mie lapidi? – Ventidue anni… Già dimentico – la dimensione delle cose, – il loro colore, il loro profumo…. Scrivo – a tentoni: “il mare”, “la campagna” – Dico “bosco” e ho perduto – la geometria dell’albero. – Parlo, per parlare, di argomenti – che gli anni mi hanno cancellato. (non posso continuare, sento i passi della guardia).

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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