La Palestina (in grego: Παλαιστίνη, Palaistínē – in latino: Palaestina –  in arabo فلسطين‎?, Falasṭīn –  in ebraico פלשתינה‎ Palestina –  in yiddish: פּאלעסטינע, Palestine) è la regione geografica del Vicino Oriente compresa tra il Mar Mediterraneo, il fiume Giordano, il Mar Morto a scendere fino al Mar Rosso e ai confini con l’Egitto.
È un territorio caratterizzato da insediamento umano di antichissima data, abitato da popolazioni umane stabili (come pure di Neanderthal) fin da epoche preistoriche. La città di Gerico è ritenuta il sito abitato in modo continuativo più antico al mondo, essendo abitato dal 9000 A.C circa.
I confini e lo status politico della regione sono cambiati nel corso della storia: il nome “Palestina” è stato usato da scrittori “greci antichi” per indicare la regione tra la Fenicia e l’Egitto e poi fu ufficialmente adottato come nome di una provincia dell’Impero romano, quindi dell’Impero bizantino e del Califfato arabo amayyade e abbaside.
La regione, pur con alcune modifiche di confini, comprendeva la maggior parte del territorio chiamato nella Bibbia ebraica “Terra di Canaan” e “Terra di Israele”. Occupa la parte meridionale della più ampia regione storica della Siria  (o Levante) ed è considerata “Terra Santa” da ebraismo, cristianesimo e islam.
Durante il “dominio ottomano l’area fu divisa in diverse regioni amministrative e comprendeva principalmente il “Sangiaccato di Gerusalemme”, oltre a parti del “vikahet di Beirut (il Sangicciato di Nablus e di Acri) e del “viòayet di Siria”. Dopo il crollo dell’Impero ottomano fu creata a ovest del fioume Giordano la Palestina sotto mandato britannico (1922-1948), oggetto di una “partizione” nel 1947 a opera dell’ONU, poi non concretizzatosi, che ne destinava una parte a uno Stato ebraico e un’altra a uno Stato arabo. Attualmente, a valle dei “conflitti arabo-israeliani, il suo territorio è diviso tra lo Stato di Israele e lo Stato di Palestina.
La Palestina antica
Il primo uso certo del nome Palestina per riferirsi all’intera area tra la Fenicia e l’Egitto risale al V secolo A.C. nell’antica Grecia quando Erodoto nelle Storie chiamò la parte meridionale della Siria Palaistine. Erodoto afferma che i suoi abitanti erano “circoncisi”, costume diffuso tanto tra gli Ebrei quanto tra altri popoli della regione come gli Egizi. Circa un secolo più tardi, Aristotele, nella Meteorologia (Libro secondo, 359a 17), usò similmente il termine per indicare la regione del Mar Morto. Altri autori greci che usarono il termine per riferirsi alla stessa regione furono “Polemone” e “Agatarchide di Cndi” seguiti da scrittori romani come Ovidio, Tibullo, Pomponio Mela, Plinio il Vecchio, Dione Crisostomo, Stazio e Plutarco, così come da scrittori romani di origine ebraica come Filone di Alessandria e Flavio Giuseppe.
Il termine fu adottato ufficialmente, per designare una “Provincia romana, nel 135 d.C., anno in cui le autorità romane, dopo la sanguinosa repressione della rivolta di Bar Kokhba appena conclusa, decisero il cambio di nome della “Provincia di Giudea”, che venne riorganizzata territorialmente e rinominata Syria Palaestina. Il cambio di denominazione potrebbe avere avuto un intento punitivo, ovvero di cancellare il nome Iudaea in quanto politicamente sgradito a causa delle rivolte precedenti, benché questa teoria sia contestata da alcuni storici. Precedentemente i romani si riferivano al territorio con i nomi delle due entità politiche ivi presenti, cioè la provincia di Giudea – che occupava un’area meridionale – e la Galilea, un regno vassallo del nord. Si tratta di nomi di derivazione ebraica, riportati anche nella Bibbia e ricollegabili ai due antichi regni israeliti presenti sui territori, cioè rispettivamente i regni di Israele e di Giuda. La Bibbia racconta anche di un più antico e originario “regno unito di Giudea e Israele, la cui reale storicità è però oggi “oggetto di dibattito in ambito archeologico.
l nome greco Palaistine è considerato da alcuni una traduzione del nome ebraico biblico Peleshet (פלשת Pəlésheth, talvolta traslitterato come Philistia, o tradotto come Filistea), riferito alla terra dei Filistei (Pelishtim). Con le sue varianti Peleshet compare circa 250 volte nel “testo masoterico” 10 volte nella Torah, mentre le attestazioni rimanenti sono soprattutto nel “Libro dei Giudici” e nei “Libri di Samuele”.
La derivazione del nome greco Palaistine dalla terra dei Filistei è confermata da Giuseppe Flavio, anche se, come si è detto, il nome era usato già da greci e romani per riferirsi a un’area più ampia rispetto a quella anticamente abitata dai Filistei. La traduzione della Bibbia ebraica in greco detta “Bibbia dei Settanta” non traducePeleshet con Palaistine, ma usa una traslitterazione (Pelishtim viene traslitterato in Phylistiim e Peleshet viene reso con Ge ton Phylistiim, ovvero “terra dei Phylistiim“).
L’archeologia moderna ha identificato 12 antiche iscrizioni egiziane e assire con nomi dal suono simile, che gli studiosi hanno collegato al popolo dei Filistei. Il termine Peleset (traslitterato dai “geroglifici” come P-r-s-t) è stato trovato in cinque iscrizioni egiziane datate a partire dal 1150 a.C. circa, relative a un popolo o territorio vicino all’Egitto. Sette iscrizioni assire, risalenti al periodo dall’800 a.C. circa fino a più di un secolo più tardi, si riferiscono alla regione come Palashtu o Pilistu.
La Bibbia indica la Palestina con diversi nomi, e riporta una presenza contemporanea di più stati sul suo territorio. Oltre al toponimo Filistea, che però si riferisce solo alla regione costiera e meridionale cioè quella abitata dai Filistei, e al termine Eretz Yisrael (“Terra di Israele”), talvolta Eretz Ha-Ivrim (“Terra degli ebrei”) riferita alla parte di territorio popolata dagli Israeliti, e alle locuzioni poetico-religiose “Terra in cui scorre latte e miele” e “Terra Promessa”, tutto il territorio a occidente del fiume Giordano in generale viene anche indicato come “Terra di Canaan”, in quanto precedentemente abitato dai Canaaniti (o Cananei). Nella mitologia biblica i Cananei sono i discendenti di Canaan figlio di Cam. Secondo la Bibbia questa popolazione sarebbe stata sopraffatta o colonizzata più o meno nello stesso periodo dagli Ebrei o Israeliti. Quest’ultimo popolo – il cui nome Ebrei significa ‘discendenti di Abramo’ – sarebbe stata, sempre secondo il racconto biblico, una popolazione originaria della Mesopotamia, descritta come un clan familiare o tribale, cui la propria divinità Yahveh avrebbe promesso appunto la terra di Canaan.
Le prime civiltà
La Palestina nel Tardo Bronzo (1550-1180 a.C. circa) vede la regione per lungo tempo in mano all’Egitto (all’incirca dal 1460 al 1170 a.C. circa). Nella Bibbia, il termine di questa fase potrebbe corrispondere all’incirca con l’inizio della narrazione dell’uscita dall’Egitto, un racconto mitizzante che riferisce forse un processo politico di formazione di entità tribali autonome dal regno egiziano, ed è seguito dal racconto delle conquiste di Giosuè. Questi eventi sarebbero coevi alla formazione del Giudaismo . È da tenere presente che la raccolta di testi biblici non è cronologicamente coerente nel collocare il presunto periodo di schiavitù degli ebrei (o israeliti) in Egitto, peraltro non vi sono riscontri archeologici di israeliti databili anteriormente all’undicesimo secolo a.C.
La Palestina nella pria età del ferro vede il costituirsi di popolazioni varie sul suo territorio, tra cui principalmente una popolazione cananea – da alcuni studiosi definita proto-israelitica – che avrebbe gradualmente popolato la parti interne e centrali della regione. Secondo il racconto biblico gli israeliti sarebbero stati un gruppo alloctono originario dalla Mesopotamia, e avrebbero invaso e conquistato il territorio cananeo in un processo descritto come violento, poiché vi si narrano atti di sterminio compiuti contro la popolazione cananea da parte degli Israeliti in alcune località. In realtà non vi sono riscontri storici di una conquista violenta del territorio. L’ipotizzato ingresso di tribù provenienti dalla Mesopotamia in tali territori potrebbe aver dato luogo ad assimilazione o essere stata di dimensioni molto limitate.[Nota 1]La Bibbia riferisce della presenza delle principali popolazioni cananee indicandoli come “popoli delle pianure”, descrivendo queste come più avanzate, economicamente e militarmente più forti degli israeliti, e pertanto non conquistabili (gli israeliti sono quindi identificati come tribù insediate nei territori più marginali di collina). Le città della pianura praticavano l’agricoltura e la metallurgia del ferro, tecnologia di cui gli israeliti non disponevano. Vi erano altre popolazioni, come i Filistei, che continuarono a occupare i propri territori: in particolare la zona costiera e sud-occidentale, comprese le città di Gaza e Ashkelon, e il loro retroterra, rimase stabilmente in mano ai Filistei. Così come la fascia costiera settentrionale compresa la città di Haifa, rimase sempre stabilmente appartenente alla civiltà fenicia. La differenziazione tra gli antichi popoli del territorio palestinese è tuttora oggetto di studi archeologici e storico-etnografici.
Con l’avvento dei Regni Israeliti, e con il successivo sviluppo della cultura religiosa detta giudaismo, le aree precedentemente appartenenti alla civiltà cananea vennero riferite nei testi religiosi come Terra di Israele. La storia del territorio a questo punto viene narrata dal testo Biblico come coincidente con la storia del popolo d’Israele, con l’eccezione delle aree meridionali filistee e dell’area costiera e settentrionale fenicia. Oltre al presunto Regno di Israele unito narrato dalla Bibbia, considerato oggi come una entità mitologica più che storica, i regni israeliti presenti sul territorio furono due: il Regno di Giuda e quello di Israele. Il primo, il più meridionale, fu sottomesso almeno per un periodo da parte dell’impero dei Babilonesi. Quello settentrionale (talvolta chiamato Samaria) fu conquistato successivamente dagli Assiri. La regione costiera, forse colonizzata in un’epoca intorno al 1000 a.C. dai Filistei o pheleset (la cui origine si suppone fosse indoeuropea) comprendeva almeno cinque città: Gaza, Ashdod, Ekron, Gat e Ashkelon, che non caddero mai sotto il controllo degli Israeliti. Di questo popolo gli Egizi danno per primi notizia come P-r/l-s-t (convenzionalmente Peleshet), uno dei Popoli del Mare che invasero l’Egitto durante il regno di Ramses III ma su le cui origini vi è ancora dibattito.
Secondo il racconto biblico i Filistei in tempi molto antichi si sarebbero scontrati con gli Israeliti per un lungo periodo, avrebbero subito alcune sconfitte ma vinto alcune battaglie ai tempi del profeta Amos, e sarebbero stati in parte sottomessi da Re David. Si deve osservare che però queste parti del racconto biblico non vengono considerate una fonte storica attendibile: non vi sono infatti riscontri dell’esistenza di un originario regno israelita unificato, né dell’esistenza di un sovrano con le caratteristiche di re David, il cui regno deve quindi essere considerato una rivisitazione in chiave mitologica. Il regno israelitico narrato dai testi, secondo il racconto sarebbe riuscito a sottrarre l’entroterra al dominio filisteo, ma i filistei sarebbero comunque riusciti a mantenere le loro città e il dominio dell’area costiera, fino all’epoca della conquista assira. I Filistei scomparvero come nazione e non sono più citati dai tempi delle invasioni degli Assiri, verosimilmente poiché la loro lingua si era assimilata a quelle cananee prima e all’aramaico poi.
Gli imperi
Gli antichi regni israeliti furono autonomi per un periodo relativamente breve. Il territorio della Palestina in seguito venne sottoposto al dominio assiro, neo-babilonese, persiano, ellenistico e romano. Le conquiste interessarono anche i regni israeliti. Lo stato meridionale, il Regno di Giuda – chiamato abitualmente Giudea- continuò a esistere a più riprese per alcuni periodi come stato formalmente indipendente. Dopo la conquista della Giudea da parte dell’Impero seleucide, vi fu un periodo di assimilazione sotto questo impero, fino a quando comparvero spinte secessioniste e vi fu una rivolta della popolazione contro la campagna di repressione religiosa esercitata dei Seleucidi, rivolta capeggiata dalla famiglia dei Maccabei, che portò alla formazione di un piccolo stato indipendente. I Romani, intenzionati a sottrarre all’impero seleucide i territori di proprio interesse strategico, favorirono lo stato dei Maccabei. Il piccolo stato creatosi con la rivolta continuò ad espandersi sotto una successione di sovrani, prendendo il nome di regno Asmoneo (o dinastia Asmonea). I Romani intorno al 130 a.C. intervennero direttamente nel territorio, proprio su richiesta della tribù regnante dei Maccabei, e lo stesso Patriarca Giuda Maccabeo ottenne la cittadinanza onoraria di Roma e un seggio al Senato romano.
Sotto la dinastia Asmonea il Regno di Giuda divenne pian piano un vassallo de facto della Repubblica Romana. Vari territori furono frazionati; alcuni passarono sotto amministrazione romana diretta, e tra questi la Giudea. La complessa organizzazione amministrativa del territorio comprendente la Provincia Romana di Giudea (Iudaea) riflette una certa turbolenza politica, per lo più dovuta a conflitti religiosi tra Ebrei e Romani. La popolazione israelita tentò di ribellarsi al potere romano con insurrezioni o sedizioni locali, come quella di Giuda il Galileo nel 6 d.C. Il conflitto riprese su grande scala solo nella seconda metà del I secolo d.C.: “la prima guerra giudaica” iniziò nel 70, interessò il sud della provincia romana e portò alla distruzione del Tempio di Gerusalemma. La presa della fortezza di Masada narrata da Giuseppe Flaviorisale a questo conflitto.
La terza guerra giudaica (132-134 d.C.) fu scatenata dalla decisione di Adriano di cambiare il nome della capitale in Ae4lia Capitolina e inquadrare del tutto la provincia tra le istituzioni dell’Impero. Essa terminò con la vittoria dell’esercito romano contro il pretendente al trono Simon Bar Kokheba, a costo di pesanti perdite per i romani.
La guerra provocò la morte di una parte consistente della popolazione ebraica del territorio. Adriano decise nel 135, al termine del conflitto, per stornare il pericolo di future rivolte, di emettere la disposizione drastica che proibiva agli Ebrei di risiedere nella città sacra di Gerusalemme, il centro religioso del Giudaismo, pur permettendo loro di continuare a risiedere nel territorio circostante la capitale.
Le comunità ebraiche che vivevano lontane dalla Terra di Israele, note come Diaspora, erano comunque già molto consistenti più di un secolo prima dell’epoca di Adriano, costituendo la maggior parte della popolazione degli ebrei, tanto che già la seconda guerra giudaica, tra il 115 e il 117 d.C., aveva avuto come teatro principale proprio le “comunità della dispora”, in particolare in Cirenaica, Egitto, Cipro e Mesopotamia.
La Palestina dopo la terza guerra giudaica
Le autorità romane dopo la terza guerra cambiarono il nome della Provincia Iudaea in Syria Palaestina (più tardi abbreviato in Palaestina). Alla fine del quarto secolo, l’Impero romano d’Oriente divise la regione della Palestina in tre province: Palaestina Prima, con capitale Cesarea, Palaestina Secunda, con capitale Scitopoli, ePalaestina Salutaris, con capitale Petra.
Queste province furono conquistate dai “Califfi arabi” nel VII secolo, nell’ambito della conquista islamica della Siria, nella quale fu decisiva la battaglia della Yarmul nel 636 e infine l’assedio di Gerusalemme del 637. Il califfo Umar divise la Palestina in due distretti amministrativi (Jund) simili alle province romane e bizantine:Filastin (“Palestina”, grosso modo corrispondente alla Palestina Prima bizantina), con capitale Lidda e poi Ramla, e al-Urdun (“Giordania”, grosso modo corrispondente alla Palestina Secunda bizantina), comprendente la Galilea e Acri.
A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 
(fonte: Wikipedia)
Editorialista Pier Luigi Cignoli

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