Se è pur vero che in “DEMOCRAZIA” tutti i colpevoli di un reato, dal più elementare al delitto più efferato, hanno diritto alla difesa, sarebbe opportuno porre qualche “limite” nei casi in cui la certezza di colpa è talmente evidente che si potrebbe quasi evitare un “costoso e lungo” processo già scontato prima del suo inizio!  Ma troppi ormai sono gli “interessi” legati a drammi del genere, notizie che fanno scalpore, che aumentano le visualizzazioni sui social, per non parlare dei quotidiani stampati e on-line, che cercano scoop in ogni evento e al flusso finanziario legato a tali “fatti delittuosi”.

Ultimo esempio i commenti sulla vergognosa ferocia rilevata nell’assassinio di Giulia Cecchettin.

Eppure, nonostante non ci siano “dubbi” sul nome del giustiziere, sulla bestia umana, che ha perpetrato l’atroce e vile delitto, i suoi legali, ben consci che usare l’infermità mentale momentanea o una parziale capacità di intendere e volere o la depressione causatagli dal fatto di essere stato lasciato dalla ex fidanzata, rispolverando la giurisprudenza, sembra vogliano proporre, quale attenuante, l’omicidio preterintenzionale, reato punito con una reclusione da 10 a 18 anni, ben lontani dalla pena prevista dall’omicidio volontario attualmente contestato dalla Procura di Venezia e che potrebbe anche portare l’assassino a scontare l’ergastolo.

La posizione presa dai legali della difesa fa specifico riferimento alle 25/30 coltellate inferte alla vittima, di cui solo una, quella sferrata all’arteria basilare del collo ha procurato la morte a Giulia. Secondo quanto rilevato dall’esame autoptico, è morta nel giro di pochi minuti per lo shock emorragico determinato da quel fendente.

Ora, gli addetti ai lavori, cercano di stabilire in quale momento l’assassino abbia inferto in tragico colpo. Sembra, tutto ancora da appurare, che Filippo abbia sferrato la pugnalata mortale mentre rincorreva la vittima in fuga, fuga registrata dalle telecamere della zona industriale di Fossò, esattamente alle 23,40 di Sabato 11 novembre, non per ucciderla ma per fermarla e discutere con lei.

Il GIP sostiene invece che la volontà dell’omicidio è “palese” per le modalità con cui si è perpetrata l’aggressione effettuata in più volte ed iniziata già 25minuti prima nel posteggio di Vigonovo, nella “lite” avventa dalla coppia e a cui aveva assistito un vicino di casa.  Non è neppure escluso che il fendente mortale sia stato sferrato tra le 23.40 (nell’attimo in cui Giulia viene spinta e sbatte la testa contro il marciapiede e Filippo la carica di nuovo in auto) e le 23.50, quando la Fiat Punto viene ripresa mentre lascia Fossò. In tal caso, cadrebbe la tesi dell’omicidio preterintenzionale, che avrebbe un senso giuridico solo nel caso fosse emerso dall’autopsia che la vittima fosse morta causa il trauma cranico riportato dalla caduta a terra.

L’assassino nelle dichiarazioni fatte sotto interrogatorio sembra abbia detto che la sua aggressione è stata dettata da un impulso del momento, asserendo: “Mi è scattato qualcosa, ho perso del tutto la testa.”

A suo favore ci sarebbe quale unica attenuante il fatto che non sono state rilevate tracce evidenti, né sulla bocca né sulle mani, dello scotch acquistato on line prima dell’omicidio, e di cui fu trovata una traccia, assieme a dei capelli, sull’asfalto di Fossò.  In merito all’arma si è riscontrato che trattasi del coltello di 12 centimetri trovato nell’auto dell’assassino e non di quello spezzato e trovato nel parcheggio di Vigonovo.

Sembra inoltre che in merito al coltello Filippo abbia dichiarato che non lo aveva con sé perché aveva pensato di far del male all’ex fidanzata.

Ora dobbiamo solo “auspicare” in una vera GIUSTIZIA che porti questo “feroce” assassino all’ergastolo al di là di tutte le attenuanti dei suoi legali! Basta buonismi e falsa democrazia! Diversamente potremmo “unirci” e chiedere, con una specifica petizione, la presenza di una “giuria popolare” autorizzata a scrivere il VERDETTO!

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconomica

 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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