Il 22 settembre ci sarà il “Fertility Day”, e nel giro di poche ore si è già scatenata una pioggia di polemiche. Ma andiamo con ordine.
Il ministero della Salute ha indetto una giornata nazionale di informazione sulla fertilità e ha fatto partire la campagna pubblicitaria sui social; peccato però che gli slogan e i toni utilizzati non siano piaciuti a tutti, anzi. Frasi come: “La bellezza non ha età, la fertilità sì”, oppure “Datti una mossa! Non aspettare la cicogna”, passando per “Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi” e “La fertilità è un bene comune”, hanno creato delle enormi proteste sui social network e la titolare, Beatrice Lorenzin, non è stata certo risparmiata.
La giornata della fertilità nasce, secondo quanto scritto sul sito del ministero della Salute, “per richiamare l’attenzione di tutta l’opinione pubblica sul tema della fertilità e della sua protezione. La sua Istituzione è prevista dal Piano Nazionale della Fertilità per mettere a fuoco con grande enfasi: il pericolo della denatalità nel nostro Paese, la bellezza della maternità e paternità, il rischio delle malattie che impediscono di diventare genitori, l’aiuto della medicina per le donne e per gli uomini che non riescono ad avere bambini”.
Ma prontamente sono giunte le repliche via social: “Ora che la Lorenzin ci ha suggerito di fare figli, il ministro delle finanze ci dirà come mantenerli?”; qualcuno aggiunge: “Non ho bisogno di un #fertilityday, datemi una pari retribuzione ed una legge che vieti di chiedere le mie intenzioni in sede di assunzione”.
Anche lo scrittore Roberto Saviano ha commentato su Twitter: “Il #fertilityday è un insulto a tutti: a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro. E il 22 mi rovinerà il compleanno”.
Insomma, c’è ben altro di cui occuparsi in questo Paese, prima di esortare la popolazione a riprodursi… Se mancano il lavoro, la stabilità, gli asili nido, la maternità retribuita e il futuro, come si può pensare di mettere al mondo dei figli?