«Il senso della vita non è bere e fumarsela“. Con questa omelia molto dura il parroco che ha officiato il rito funebre delle due giovanissime Camilla e Gaia, uccise a Roma da un’automobilista è l’assoluto problemadi quello che ormai è diventato uno stile di vita tra i giovani italiani: sballo e rischio incontrollato stanno diventando sempre più comportamenti e abitudini messi in atto dai ragazzi come collante per stare insieme e trascorrere le serate.
Quello che è successo in corso Francia a Roma non è un caso isolato. Secondo i dati del’Aci, nel 2019 hanno perso la vita in seguito a incidenti stradali 3.334 persone, in media 9 morti al giorno. Inoltre sempre l’Aci puntualizza che tra i 15 ed i 24 anni sono morti 414 ragazzi, ben il 12,4% di tutte le vittime di incidenti stradali. Non solo .

Il dato ancora più allarmante è che è aumentato addirittura del 26% il numero delle vittime di età compresa tra i 15 ed i 19 anni. Una strage continua che imperversa da ormai 20 anni, da quando si iniziò a parlare delle stragi del sabato sera. Per cercare di limitare questo triste fenomeno nel 2016 si introdusse il reato di omicidio stradale e poi in seguito altre norme, tendenti a prevenire gli incidenti, come per esempio il ritiro immediato della patente in caso di assunzione di alcol, anche in ridotte quantità.

Però nonostante questo inasprimento della legge i morti per incidenti sono aumentati, e così anche il numero delle vittime tra i 15 ed i 19 anni. Questo è dunque indicatore di come non si possa far fronte a una emergenza semplicemente con il varo di una nuova legge ma quello di cui si sente la mancanza probabilmente è l’educazione stradale, cioè trasmettere ai giovani i rischi ed i pericoli derivanti da comportamenti non corretti anche se sono di uso comune. Pertanto leggendo le statistiche dell’Aci si evince che ciò che è accaduto a Roma nella notte tra il 21 ed il 22 dicembre avviene ogni giorno in tutte le strade italiane.

Tenendo presente che la prima causa degli incidenti stradali è lo stato di alterazione di almeno uno dei conducenti, si comprende bene come le parole del parroco della chiesa di Collina Fleming abbiano puntato all’ossatura del problema. Tra l’altro la percezione dell’opinione pubblica è molto chiara e netta. Per ridurre il numero degli incidenti serve una maggiore informazione da fornire ai giovani circa i rischi che corrono nel mettersi alla guida quando si beve o si assumono sostanze stupefacenti.

Questa convinzione è generata da un dato allarmante: il 40% dei genitori ritiene che i propri figli possano fare uso di alcol e droga. Il timore maggiormente avvertito è la possibilità di un incidente, indicato appunto dal 67%. Se invece si interrogano i giovani sul consumo di alcolici e droghe leggere lo scenario diventa ancora più allarmante: il 64% dichiara che quando trascorre le serate con amici beve abitualmente alcol fino a sentirsi un po’ brillo. A questo si aggiunge che il 62% dei genitori ammette di non essere in grado di controllare i figli per proibire assunzioni di alcol o droghe.

La soluzione finale è togliere la patente a vita a tutti quei giovani che non rispettano le leggi per se e soprattutto per gli altri.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui