Errori di valutazione da parte dell’Inps consentono al lavoratore di presentare richiesta di danni, a meno che l’errore di valutazione non sia dello stesso utente.

Qualora l’estratto conto previdenziale dell’Inps risultasse errato, con gravi conseguenze sulla misura o il diritto della pensione, il lavoratore danneggiato potrà richiedere un risarcimento adeguato. L’estratto conto Inps presenta tutti i contributi accreditati nel corso dei propri anni lavorativi. Su questo si basano i calcoli di molti dipendenti e professionisti, in grado di valutare il diritto o meno alla pensione e la consistenza economica dell’assegno che gli spetterà.

Un calcolo del genere potrebbe portare alle dimissioni, qualora l’entità delle entrate pensionistiche dovesse essere reputata bastevole. Se però le basi di tale calcolo dovessero essere errate, quali sono le opzioni a disposizione del lavoratore?

Se l’errata valutazione dovesse risultare frutto di un errore personale, legalmente non ci sarebbe nulla da poter fare. Per questo motivo, prima di prendere una decisione avventata, sarebbe bene far valutare la documentazione in proprio possesso a un professionista. Differente il discorso nel caso in cui la valutazione risultata fallace derivi da errori presenti nell’estratto conto (anche ordinario). In tal caso l’Inps dovrà risarcire il danno calcolato.

A fare chiarezza in merito è la corte di Cassazione. Se da un lato è vero che l’Inps sottolinea come l’estratto conto presente sul portale web non abbia un valore certificativo, la sentenza ribadisce come tale valore sia applicabile a qualsiasi estratto conto pubblicato dall’Inps, comprensibile al cittadino col necessario grado di istruzione obbligatoria. In breve, l’Inps non può pubblicare alcun estratto conto fallace, che venga considerato certificativo o meno. Non è semplicemente consentita l’indicazione di dati che il cittadino dovrebbe ignorare.

La Cassazione impone dunque un risarcimento danni, con il lavoratore chiamato ad agire in giudizio per poter richiedere i danni all’istituto previdenziale, il cui comportamento viene considerato illegittimo.

Non è però questa l’unica condizione nella quale un lavoratore possa richiedere il risarcimento all’Inps. Tutto ciò vale infatti anche se le informazioni errate, entrate in possesso del lavoratore, non derivino dall’estratto conto. È possibile infatti che l’utente abbia basato le proprie valutazioni lavorative su comunicazioni dell’Inps inerenti una campagna informativa generica.

L’istituto non può dunque, in alcun modo, fornire informazioni delle quali non possa essere al 100% responsabile in futuro. Ogni documento dell’Inps ha una sua valenza vincolante e, se valutato fallace, darà diritto a un risarcimento adeguato.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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