In tutta la mia vita non ho mai condiviso il pensiero politico della Senatrice Bonino, anche se a volte ho ritenuto opportune e giuste certe sue scelte ed osservazioni relative alla “gestione” del nostro Paese.

Ho seguito la sua intervista e per la prima volta ho condiviso in pieno le sue parole e le risposte date all’intervistatore.

Cercherò di fare una sintesi

In merito all’educazione “affettiva nelle suole, ha detto: “Mah, in verità io l’educazione affettiva non so bene che sia. Una cosa è il rispetto per l’altro, chiunque esso sia, ma penso che chi dovrà agire, in questo senso, ci spiegherà prima o poi che cosa si intende”.

Sul patriarcato ha risposto: “Io non lo chiamerei ’patriarcato’, io la chiamo solo supremazia del maschio che è una cultura persistente secondo la quale le donne in generale sono vittime di qualcuno o comunque proprietà di qualcuno. Negli anni ’70, quando le femministe gridavano ’io sono mia’, non capivo esattamente che cosa volessero dire, poi l’ho capito, molto dopo l’ho capito. Diciamo che la donna, in generale, è sempre della famiglia, della tribù, della Chiesa, insomma, deve appartenere a qualcuno, non è mai sua. Ma quando ci prova a essere ’solo sua’, l’universo maschile in generale non lo accetta. Mai. È un problema di controllo e di possesso”.

In merito ai figli maschi di questa generazione ha sottolineato: “Io non so analizzarlo perché non sono un sociologo. Ma vediamo che questo tipo di violenza dei maschi verso le donne attraversa tutti gli strati sociali. Molti sono ’bravi ragazzi di famiglie perbene’. Insomma è un fenomeno trasversale, ma anche per questo ho molta compassione per la famiglia di Giulia e altrettanta per quella di Filippo. In modi diversi entrambe famiglie distrutte dove adesso partiranno le colpevolizzazioni in un sistema che si avviluppa su sé stesso e dove difficilmente se ne uscirà”.

In merito alla storicità di questi eventi, ha asserito: Non lo so, so solo che oggi sono aumentate le denunce. E mentre prima le donne non denunciavano per non disonorare la famiglia oppure perché si vergognavano (e sono tutti stereotipi) ora invece lo fanno. Ma allo stesso tempo resta infrangibile l’altro stereotipo, quello maschile, per cui una che finisce ’male’, ’se l’è cercata’, ’era ubriaca’, ’aveva la gonna troppo corta’. Ecco, io credo che questo ultimo stereotipo vada rotto. Ho lanciato questa suggestione di una manifestazione di maschi per i maschi, di assunzione collettiva di responsabilità, e ora si cominciano a formare delle crepe, forse troppo tardi o forse troppo poco, ma sta di fatto che si comincia a riflettere sul fatto, evidentissimo, che le vittime sono quasi tutte femmine e i carnefici sono quasi tutti maschi, cosa che fino a oggi per lo più si erano rifiutati di vedere e accettare”.

Sull’idea del Ministro dell’Istruzione Valditara, di inserire nelle scuole l’ora di ’affettività’ ha replicato: “Credo che prima di tutto vadano formati i formatori, che non sempre sono adatti alla necessità del momento e spesso confondono l’educazione sentimentale con quella sessuale, che invece sono due cose ben diverse: un conto è spiegare che cos’è un’uretra o una tuba (e va benissimo perché è importante conoscere il proprio corpo), ma la questione della sfera affettiva è altro rispetto a quello di cui stiamo parlando”.

In merito alle decisioni del Governo su come arginare tali violenze sulle donne, ha risposto: “Penso sia molto importante che non venga inventato l’ennesimo reato; in fondo la legge per combattere il femminicidio c’è e pure quella contro lo stalking, anche se quest’ultima non è molto applicata. Per quanto riguarda la scuola si potrebbe riprendere la vecchia educazione civica, ovviamente aggiornata, che insegni a rispettare il ’diverso’ da noi, chiunque sia. Potrebbe contrastare anche il dilagante bullismo nelle scuole”.

Sulla responsabilità genitoriale, ha affermato: Non criminalizzerei le famiglie, anche perché oggi, a differenza di ieri, i ragazzi crescono in un mondo pieno di stimoli, a partire dai social, e ciò ovviamente li fa crescere in modo più difficile da controllare rispetto a ieri”.

Sulla eventuale possibilità di cambiare registro, ha precisato: “L’idea che gli uomini comincino a prendersi la pubblica responsabilità del cambiamento è l’unico modo per ’bucare’ gli stereotipi. Fino a oggi una parte dei protagonisti di questa tragedia quotidiana è stata a guardare, è il momento di tirarli dentro. L’idea di una manifestazione pubblica non ha avuto, fino a ora, un grande successo, ma io ci credo e non ho alcuna intenzione di darmi per vinta”.

Ritengo che questa sua ultima affermazione sia di “fondamentale” importanza e l’invito fatto agli “UOMINI”, (che contrariamente a quanto ormai emerge dalla stampa e dai Social sembrano siano una stretta minoranza), di scendere in piazza sia da cogliere al volo. Uniti potremmo veramente esprimere il nostro pensiero sia a “tutela” di tutte le donne, amiche, fidanzate, mogli, madri, imprenditrici, impiegate, operaie, politiche, professioniste nei vari segmenti della vita per tutto quello che rappresentano nel contesto sociale che contro CHI, da “falso uomo”, piccolo, impotente, vile, egoista, narcisista tende a manifestare un senso errato di superiorità nei loro confronti e delle quali sicuramente teme la capacità e la caparbietà nel gestire la vita. Vorremmo anche “leggi” adeguate e non basate su una “falsa democrazia” buonista e permissiva, leggi che ci consentano anche dove possibile di intervenire senza temere di trasformarci da difensori in “VITTIME” di una giustizia che oggi tende a punire le parti offese rispetto a CHI delinque!

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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