La Russia continua a battere un record dopo l’altro in quanto a morti e contagi da Covid-19: nelle ultime 24 ore sono morte 1.159 persone e 40.096 sono state contagiate dal virus. Proprio oggi sono entrate in vigore a Mosca una serie di restrizioni sanitarie per contenere l’epidemia, che in Russia è accelerata dal basso tasso di vaccinazione: ristoranti, saloni di bellezza, negozi di abbigliamento o arredamento, palestre, scuole di danza e altri servizi considerati “non essenziali” rimarranno chiusi fino al 7 novembre. Secondo Sergei Sobianin, sindaco della capitale, che è anche la città più colpita, possono aprire solo centri in cui si vendono medicinali, cibo e beni di prima necessità.

La Russia ha visto un picco di casi di Covid-19 nelle ultime sei settimane e l’aumento è stato del 13,6% in più la scorsa settimana rispetto alla settimana precedente. Lo ha dichiarato nella tarda serata di ieri il vice primo ministro russo Tatyana Golikova, evidenziando coi numeri la gravissima emergenza sanitaria che il paese sta attraversando. “Nelle ultime sei settimane – ha detto la Golikova in un incontro sulla vaccinazione di massa con i funzionari regionali – la Federazione Russa ha visto un aumento delle nuove infezioni da coronavirus.

Secondo i risultati della scorsa settimana, il tasso di incidenza è stato di 172,1 per 100mila abitanti. È il 13,6% in più rispetto alla settimana precedente”. Fino ad oggi, in Russia sono stati confermati 8.352.601 casi di coronavirus, con 7.242.735 pazienti tornati negativi, anche se una parte non indifferente di questi ha riportato “strascichi” importanti dell’infezione. Gli ultimi dati della Russia indicano inoltre 233.898 vittime dalla comparsa del morbo, il bilancio più alto in Europa e il quinto a livello mondiale alle spalle di Stati Uniti, Brasile, India e Messico.

La pandemia si sta lentamente ritirando dalla maggior parte delle Americhe, dove la scorsa settimana il numero di contagi e di decessi legati al Covid-19 è stato il più basso da più di un anno a questa parte. Lo ha evidenziato facendo il punto della situazione con la stampa la Pan American Health Organization (PAHO), sezione regionale dell’Oms. “Abbiamo motivo per essere ottimisti, ma dobbiamo rimanere vigili”, ha sottolineato il vicedirettore della PAHO, Jarbas Barbosa, esortando le autorità ad insistere nell’attuazione dei piani di salute pubblica che prevedono l’uso delle mascherine, il distanziamento sociale e la limitazione degli assembramenti, soprattutto perché molte nazioni stanno ancora lottando per espandere la copertura vaccinale.

Quasi il 44% della popolazione in America Latina e nei Caraibi ha completato la vaccinazione contro il Covid-19, in gran parte grazie alle donazioni, effettuate bilateralmente o attraverso il consorzio Covax, guidato dall’Organizzazione mondiale della sanità. “Oggi, il doppio delle persone in America Latina e nei Caraibi sono completamente vaccinate contro il Covid-19 rispetto ad agosto”, ha specificato Barbosa.

Il ministero della Salute del Cile sta studiando l’eventualità di una applicazione del vaccino contro il Covid-19 per combattere l’epidemia e controllare definitivamente i contagi. Al riguardo la sottosegretaria alla Salute, Paula Daza, ha confermato che “dobbiamo continuare a osservare l’effetto della terza dose di richiamo, e studiare quanto tempo dopo potrebbe essere necessario aggiungerne una quarta, e a quanto sembra, per quello che sostengono gli esperti e i virologi, questo succederà”. Daza ha sostenuto infine che effettivamente esperti nazionali e internazionali pensano che “probabilmente avremo bisogno del vaccino contro il Covid-19 almeno una volta all’anno”.

Da parte sua il ministro della Salute cileno, Enrique Paris, ha sostenuto che nel 2022 non si tornerà allo schema completo applicato quest’anno di due dosi di vaccino più una terza di richiamo. “Molto probabilmente – ha concluso – l’ipotesi che si adotterà sarà quella della somministrazione di una dose di richiamo annuale, simile a quello che si fa per l’influenza”.

Segnali di luce nel buio dell’epidemia a Rio de Janeiro dove da oggi non è più obbligatorio indossare la mascherina all’aperto, come ha annunciato ieri il governatore Claudio Castro. La misura, che segna un importante passo verso la normalizzazione post-Covid, è stata resa possibile dall’avanzamento della vaccinazione. “Renderemo l’uso delle mascherine più flessibile all’esterno e questo è motivo di grande soddisfazione. A più di un anno e mezzo dalla dichiarazione dello stato di calamità a causa della pandemia, è una vittoria importante per tutti”, ha esultato il governatore su Twitter. Le mascherine saranno obbligatorie solo nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, “grazie all’andamento della vaccinazione e al basso tasso di trasmissione” del Covid-19. Nella città di Rio potranno riaprire locali notturni e sale da concerto, anche se al 50% della loro capacità.

Dal 3 novembre, lo stop alla mascherina all’aperto scatterà anche a Brasilia e le autorità di San Paolo, la più grande metropoli del Paese, stanno pensando di fare lo stesso, ma in questo caso nessuna data è stata ancora annunciata. Più di 68mila persone sono morte a causa del Covid-19 nello stato di Rio de Janeiro, con un tasso di mortalità di 394 decessi ogni 100mila abitanti, ben al di sopra della media nazionale (288 su 100mila).

Ma il numero giornaliero delle letalità è diminuito drasticamente nelle ultime settimane grazie all’incremento della vaccinazione, con oltre il 65% delle persone che hanno seguito un ciclo d’immunizzazione completo nella città di Rio. I numeri dei contagi però restano ancora importanti: secondo l’ultimo bollettino sanitario ieri ci sono stati 433 ulteriori decessi e 17.184 contagi, per un totale ormai giunto a 606.679 vittime e 21.766.168 infezioni dalla comparsa del virus. Contagi in aumento rispetto a quelli dello stesso giorno della scorsa settimana, quando si sono contati 15.610 contagi e 373 vittime.

Tornano a farsi preoccupanti i numeri dell’epidemia di Covid-19 in India, dove nelle ultime 24 ore i contagi quotidiani hanno nuovamente superato la soglia dei 16mila, che non era stata raggiunta da sabato scorso. Per la precisione, a risultare positive sono state 16.156 persone, 2.705 in più di ieri, che portano il totale dei contagi accertati a 34.231.809. Soprattutto, però, torna a farsi davvero pesante il bilancio dei decessi: ben 733 quelli rilevati del ministero della Salute, stando al bilancio da poco pubblicato online. Si tratta di 148 decessi in più rispetto a ieri. Fino ad oggi, in India il Covid ha ucciso 456.386 persone, il bilancio più grave al mondo dopo quelli di Stati Uniti e Brasile.

Il ministero giapponese della Salute nel suo ultimo bollettino aggiornato a ieri ha confermato 312 nuovi casi di coronavirus e sette decessi causati dal virus in tutto il paese. Il numero di pazienti ricoverati in gravi condizioni è sceso ancora di 13 rispetto al giorno precedente, attestandosi a 184.
Nella capitale Tokyo il governo metropolitano ha riportato 36 nuovi contagi, cifra cinque volte inferiore alla media della settimana precedente e sotto i 50 per l’undicesimo giorno consecutivo.

L’Australia ha consigliato ai suoi cittadini in viaggio all’estero di “esercitare un alto grado di cautela” mentre si prepara ad aprire i suoi confini per la prima volta in 19 mesi. Il Dipartimento degli affari esteri e del commercio ha ripristinato i suoi consigli di viaggio per 177 paesi e territori prima che gli australiani completamente vaccinati diventino liberi di viaggiare da lunedì.

A nessuna destinazione è stata assegnata una valutazione del rischio inferiore all’avvertimento di secondo livello: “Esercitare un alto grado di cautela”.
I viaggi internazionali saranno inizialmente limitati all’aeroporto di Sydney perché il New South Wales ha il più alto tasso di vaccinazione rispetto agli altri Stati. Oltre l’86% della popolazione dello stato più popoloso dell’Australia di età pari o superiore a 16 anni è completamente vaccinata e oltre il 93% della popolazione ha ricevuto almeno una singola vaccinazione.

Nuovo lieve aumento dell’incidenza del coronavirus in Spagna, ora di nuovo vicina alla soglia dei 50 casi ogni 100.000 abitanti, che indica l’ingresso in una situazione di “rischio medio” da quella di “rischio basso”,secondo i parametri delle autorità nazionali. Gli ultimi dati del Ministero della Sanità indicano infatti che l’incidenza su 14 giorni è ora di 49,37 casi ogni 100.000 abitanti, mentre ieri era di 46,01 e il giorno prima di 46,38.

A cura di Elena Giulianelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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