Sono 630mila le firme che i promotori del referendum sulla cannabis legale hanno depositato in Cassazione: la gran parte delle sottoscrizioni sono state raccolte online, solo circa 5mila sono le firme cartacee. L’ufficio centrale per i referendum della Corte, nelle prossime settimane, dovrà vagliarne la validità e se darà il via libera, la parola passerà alla Consulta, a cui spetta la valutazione sulla legittimità del quesito.

Se i giudici costituzionali riterranno ammissibile il referendum, i cittadini – prevede la legge – saranno chiamati alle urne tra aprile e giugno 2022.

Con il quesito, spiegano i promotori (Associazione Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e dai partiti +Europa, Possibile, Radicali italiani, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Volt e Sinistra Italiana), si propone l’abrogazione di alcuni punti del Testo unico sulle droghe, in vigore dal 1990, al fine di depenalizzare la condotta di coltivazione per uso personale (mantenendo invece sanzionabili fabbricazione, produzione e detenzione ai fini di spaccio), e di eliminare tutte le pene detentive, ad eccezione dei casi riferibili ad associazioni finalizzate al traffico illecito.

Infine, il referendum punta anche a eliminare la sanzione amministrativa del ritiro della patente collegata all’uso personale di sostanze stupefacenti: rimarrebbe in ogni caso la sanzione per chi guida in stato alterato. La raccolta delle firme ha preso il via l’11 settembre scorso ed èstata portata avanti con la firma digitale tramite Spid, con la quale si era già superata la soglia minima di 500mila firme prevista dalla legge sui referendum.

A cura di Stefano Severini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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