Avere sintomi compatibili con quelli dell’infezione da Covid-19 ma risultare negativi al tampone… è un fenomeno sempre più diffuso che ha attirato l’attenzione della comunità scientifica che ha registrato un incremento di positività che risulta solo dopo parecchio tempo dalla comparsa dei sintomi. Spesso addirittura quando questi sono ormai spariti.

La federazione dell’Ordine dei medici nella rubrica web “Dottore, ma è vero che?” affronta il tema e avanza diverse ipotesi.

L’ipotesi prevalente “è legata al comportamento del nostro sistema immunitario: si pensa che i sintomi precedano il risultato positivo ai test perché oggi il sistema immunitario si attiva molto più velocemente contro il virus. All’inizio della pandemia, infatti, i contagi avvenivano tra persone che non avevano mai preso prima Sars-CoV-2 e che non erano vaccinate, e quindi il virus poteva agire indisturbato per diversi giorni prima che l’infezione fosse tale da essere rilevata dal sistema immunitario. Oggi, invece, con la maggior parte della popolazione vaccinata o già esposta al virus, la reazione immunitaria è più rapida e può portare a casi in cui si hanno sintomi, ma non si risulta positivi, perché la carica virale non è ancora sufficiente rispetto alla sensibilità del test”, si legge nell’articolo.

La seconda invece riguarda le varianti ed il modo in cui il virus circola nell’organismo: recenti studi hanno infatti scoperto che le nuove varianti procurano un accumulo minore di particelle virali nelle cellule del naso rispetto a quanto accadesse in precedenza e quindi questo rende difficile l’efficacia del tampone.

La terza ipotesi chiama in causa tamponi casalinghi: è possibile che con il fai-da-te non si raccolga accuratamente il giusto materiale biologico.

A cura di Silvia Camerini – Foto Imagoeconomica
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui