Chi avrebbe immaginato una settimana fa che sarebbero state le formazioni inglesi di Liverpool e Tottenham a contendersi la coppa dalle grandi orecchie, il 1 giugno allo stadio Wanda Metropolitano di Madrid?

Già, sarei curioso di sapere in quanti hanno scommesso sull’impossibile finale, anche solo dopo l’andata di queste semifinali pazzesche, e figuriamoci prima ancora che la Champions 2018/19 avesse inizio; di sicuro c’è chi ha deciso di “buttare via” qualche denaro perché …. vuoi mai che aver segnato tre reti (a zero) o vinto in trasferta, non significhino avere già il biglietto della finale in tasca?

Le tre reti di scarto tra Barcellona e Liverpool parevano certamente un muro insormontabile per i reds, anche se al Camp Nou la formazione di Klopp era parsa persino migliore di Messi e compagni, ma tre reti di scarto, oltre al non aver segnato, qualcosa dovevano pur voler dire e poi l’esperienza degli spagnoli dove la mettiamo? 

In realtà, proprio Messi in primis era parso non troppo sicuro di essere del tutto al riparo da qualche scherzetto, e bastava vedere come aveva rampognato un compagno per aver mancato per troppa sufficienza la rete del 4-0, per far nascere qualche piccolissimo dubbio al riguardo; se uno come lui , un fuoriclasse, ha un tale moto di stizza per una rete mancata su quel punteggio, vuoi mai che tutta questa sicurezza dei blaugrana sia solo di facciata?

In effetti aveva ragione Messi, perché ad Anfield è andata in scena una piece teatrale da orrore pure per gli spagnoli, forse per supponenza, forse per errori (e parate di Alisson), che unite alla caparbietà ed alla forza dei padroni di casa, hanno portato all’inimmaginabile finale degno del miglior thriller di Alfred Hitchcock.

Che poi i reds fossero privi della loro stella, Salah, e che i bomber di giornata siano stati Origi e Wijnaldum (partito dalla panchina), cioè due non proprio considerati dei fenomeni, è solo un dettaglio da aggiungere a tanti piccoli particolari che hanno disegnato uno spettacolo degno della cornice a sua volta da brividi di Anfield e portato il Liverpool ad una finale insperata.

Discorso non molto diverso è andato in scena all’Amsterdam Arena, dove dopo il primo tempo (e l’andata), i “Lancieri” di casa erano avanti anch’essi di tre reti ed i minuti da giocare solo quarantacinque! Come pensare che un pur pericoloso Tottenham riuscisse a ribaltare il risultato, dovendo per di più lasciare forzatamente campo libero alle scorribande dei terribili ragazzi di Erik ten Hag?

Invece tutto si è ribaltato, o meglio, il meraviglioso e tanto decantato Ajax ha lasciato che la reazione inglese diventasse poco a poco soffocante e letale, che la passeggiata si trasformasse in una via crucis e Lucas prendesse le sembianze del killer mandato ad interrompere il sogno Champions olandese; due reti in poco più di tre minuti a rimettere sul binario della parità l’incontro e poi, proprio all’ultimo secondo e dopo occasionissime da ambo le parti, ad abbattere la scure della sconfitta e la fine del sogno biancorosso, con un fendente su cui il povero Onana nulla ha potuto.

Lacrime, tante, alla fine ad innaffiare abbondantemente il verde prato di Amsterdam, di stupito e quasi assurdo dolore, da parte olandese, per una qualificazione che pareva cosa fatta appena poche decine di minuti prima; lacrime dello stesso stupore, ma ricolmo di gioia, da parte inglese per un’impresa che pareva impossibile dopo la sconfitta casalinga dell’andata, pur se con un solo gol di scarto.

Questa volta i lancieri non hanno ripetuto Madrid e Torino, o forse più giustamente, non sono riusciti a dare all’incontro casalingo quello che tutti si aspettavano; andando a ritroso, ci si è infatti scordati che i passaggi del turno degli orange sono arrivati da vittorie fuori casa, nel turno di ritorno, e ci si è fidati troppo della vittoria di Londra, quasi che questa avesse già chiuso i giochi in anticipo.

In realtà l’Ajax è certamente una bellissima squadra, che gioca bene ed in modo efficacie, andata alla grande quando pareva battuta e quindi senza nulla da perdere nel proporre il suo calcio veloce e spettacolare su campi imbattibili come quello del Real e della Juve, mentre ha dovuto chinare il capo e subire quando la finale di Madrid era davvero parsa a meno di un passo.

Il Tottenham ha invece fatto lo sgambetto se vogliamo con le stesse armi usate in precedenza da De Light e compagni, andando all’assalto quando non aveva più nulla da perdere ed il rischiare valeva certamente il tentativo di ribaltare le cose; Pochettino evidentemente è stato bravo a toccare le corde giuste dei suoi nell’intervallo, così come fortunato nei cambi che hanno dato un nuovo volto alla propria formazione ed il premio è un viaggio a Madrid che, credo, fosse solo sperato.

Dunque, tra poco meno di un mese si parlerà inglese al Wanda Metropolitano madrileno e sarà nuovamente la rosa rossa contro quella bianca, anche se al posto di lance ed archibugi saranno le giocate di piedi e le teste a decidere chi alla fine alzerà al cielo la Coppa dalle grandi orecchie.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani   

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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