Il 5 luglio 2019, il miglior sindaco del mondo, il Primo cittadino di Milano, Beppe Sala, esponente di spicco del PD, fu condannato in “primo grado” a 6 mesi di carcere per falso ideologico in quanto aveva firmato il 31 maggio 2012 ma con data 17 maggio 2012 “due atti” in cui vennero sostituiti due Commissari della più importante gara di EXPO – la cosiddetta PIASTRA – del valore di 272.000.000 di Euro, e a sua discapito si disse “fatta a fin di bene” per ovviare ai ripetuti ritardi sulla realizzazione dell’opera. Non a caso il Tribunale gli riconobbe “i particolari motivi di valore sociale” modificando la condanna di 6 mesi di carcere in una “ammenda” di 45.000 Euro, ovvero 7.500 Euro per ogni mese condonato!
ADNKRONOS riportò le parole del Sindaco Sala che affermò: “Vi prego di credermi che la battaglia non è per la mia posizione personale. Io alla fine assorbo, sono abbastanza resiliente, ma una battaglia di principio, va fatta altrimenti continuerà ad esserci questa impermeabilità tra mondo privato e mondo pubblico. Quando funziona invece porta valore, perché dal privato porti la tua esperienza, la tua freschezza per cui questo è un tema importante per il nostro Paese”
Pochi minuti dopo giunse il commento del Comitato per la legalità e la trasparenza del Comune di Milano, e la dichiarazione del presidente Gherardo Colombo: “La condanna non comporta alcun impedimento né costituisce motivo ostativo alla serena prosecuzione dal mandato da parte sua”. 
Infatti Beppe Sala restò sulla sua poltrona e venne riproposto Sindaco anche alle successive elezioni.
LA DESTRA – Il 30 aprile 2024 Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale, è stato condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi di carcere nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta ‘casa di Montecarlo’, fatto riconducibile ad un caso di “eredità politica”
Il tutto ebbe il suo inizio nel luglio del 2010, da un’inchiesta del “Giornale” che pubblicò i dettagli relativi all’atto di vendita considerato “sospetto o insolito” di un appartamento situato in boulevard Princesse Charlotte 14, in prossimità del Casinò monegasco e lasciato nel 1999, dalla Contessa Anna Maria Colleoni, in eredità   ad Alleanza Nazionale, all’epoca guidata da Gianfranco Fini.
Gli avvocati Michele Sarno e Francesco Caroleo, difensori di Fini, in un procedimento durato 7 anni, hanno espresso la loro delusione per la sentenza sottolineando: “Ci aspettavamo un’assoluzione, siamo convinti dell’innocenza del nostro assistito”.  Hanno confermato che faranno appello contro tale decisione.
Per la cronaca il Tribunale, dopo ben sette anni di dibattimenti, ha chiuso il processo sulla compra-vendita dell’immobile con la condanna di tutti gli imputati. Ma il problema resta ancora “aperto” e in molti si chiedono come sia possibile che un immobile di proprietà del partito sia finito nelle mani del cognato di Fini. Una domanda che rimane ancora senza risposta e che macchia la figura di Gianfranco Fini a prescindere dal ricorso in appello!
Una breve considerazione trattandosi di due personaggi politici, un’occasione uno di sinistra e uno di destra: se sei mesi di arresto possono venire commutati con una ammenda di Euro 45.000, 32 mesi di arresto quanto potrebbero costare?  Forse 240.000 Euro!
A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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