“Non si aspetterà che io le dica che in questa occasione il giocatore è stato più furbo di me che, d’altra parte, non avevo la moviola e, quindi, non ho potuto vedere che era stato commesso il fallo…”: è a La Domenica sportiva del 20 febbraio 1972 che, senza l’utilizzo di forzati acronimi né anglismi ricercati ad ogni costo, Concetto Lo Bello, commentando un rigore non concesso durante Milan – Juve, disse queste parole.

Ricorderete bene, almeno per quelli stempiati come noi, che Lo Bello nel suo dominio assoluto durato per 20 anni, fu, senza dubbio alcuno, il primo arbitro non solo ad intervenire in una trasmissione televisiva, ma anche ad ammettere un proprio errore davanti agli italiani che si cibavano ogni domenica di calcio.

Ho citato Concetto Lo Bello, perché certi personaggi storici, sono più moderni di quelli contemporanei; e, figuriamoci ora, che mi capofitto sull’arbitraggio “scandaloso” di Antonio Renda da Molfetta in occasione di Cesena – Olbia.

Penso seriamente che questo “fischietto“, è ancora peggio per condotta di direzione calcistica, di quello del nostro Patrono della città, raffigurato da un’oca, o una “papera” e abbia fatto abbattere da sé le barriere del Manuzzi, infischiandosene del regolamento o della scuola AIA; dando inoltre inconsciamente, il giusto sostegno alla tifoseria bianconera, per una forte tirata d’orecchie e fischi a gogo.

Illustre Signor Antonio di Reda, sono convinto che in questo calcio moderno per quanto visto al Dino Manuzzi non può avere nessuna cittadinanza calcistica e farebbe bene a rivedere la gara che ha diretto per capire e farsene una ragione di quanti errori sono stati commessi, fino al punto di innervosire calciatori e spettatori.

Un arbitro deve essere un’atleta, deve avere autorità, tanta personalità carismatica, ingegno, innovazione, integrità, non rimanere solo al cerchio del centro campo; altrimenti c’è sempre il seggiolone da arbitro da tennis. Per dirigere, occorre avere anche una preparazione psicologica e un approccio mentale alla gara.

Diciamo che sulla integrità morale è sicuramente una brava persona, non la conosco affatto, ma francamente le sue decisioni di domenica scorsa sul campo dell’Orogel Stadium, in alcuni aspetti, sono stati comici. Non ho visto sinceramente, nemmeno imparzialità e correttezza.

Per me, sicuramente non per il popolo bianconero, può tornare in Romagna, il Cesena vince da solo perché è il più forte di tutti, ma occorre, in ogni partita avere rettitudine, inflessibilità, per non cadere in una caricatura alla parodia di (Carmelo Lo Cascio interpretato da Lando Buzzanca), che fa esasperare anche i padri di chi gioca sempre per vincere e mettere il pallone in fondo alla rete con dignità assoluta e beata gioventù.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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