L’Associazione Nazionale Magistrati non parteciperà al Tavolo tecnico convocato” al ministero della Giustizia, “per il 26 febbraio 2020 e che, fino a quando nel testo del ddl saranno contenute previsioni di questo tipo, riteniamo di non poter avere alcuna interlocuzione e di non poter continuare a fornire il leale contributo fino ad ora prestato nell’elaborazione delle proposte di riforma”. Così in una nota l’Anm.

L’Anm “è da sempre consapevole del fondamentale ruolo di interlocutore sulle proposte di riforma riguardanti il diritto sostanziale, il processo civile e penale e l’ordinamento giudiziario. Ha sempre offerto il proprio contributo di carattere tecnico, arricchito dall’esperienza concreta, maturata attraverso l’esercizio della funzione giurisdizionale, in condizioni, peraltro, sempre più critiche”, sottolinea una nota della Giunta Esecutiva Centrale dell’Anm.

“Abbiamo finora partecipato, cercando di fornire il nostro contributo in maniera leale e costruttiva, ai “tavoli tecnici” convocati dal Ministro della Giustizia. Abbiamo sostenuto le nostre idee, avanzato le nostre proposte, ascoltato le ragioni dei rappresentanti delle altre categorie, accettando che alcune delle nostre proposte non fossero accolte e che nei testi elaborati fossero contenute anche previsioni rispetto alle quali abbiamo argomentato il nostro motivato dissenso.

Inaccettabili sanzioni a carico dei magistrati “Ma ciò che rende inaccettabile il testo normativo nel suo complesso e che impedisce, allo stato, ogni possibilità di confronto e interlocuzione, è – prosegue la nota- che tali previsioni sulla durata delle indagini e dei processi siano accompagnate dall’introduzione di ulteriori sanzioni disciplinari a carico dei magistrati. Si tratta, nella sostanza, di una ‘norma manifesto’, di uno slogan che si traduce in un ingeneroso e immeritato messaggio di sfiducia nei confronti dei magistrati italiani, che cede alla facile tentazione di scaricare sui singoli le inefficienze del sistema che, come tali, sono, invece, esclusiva responsabilità della politica; e che, in modo disinvolto, rischia di suscitare, soprattutto nei magistrati più giovani, la tentazione di una risposta di giustizia di carattere ‘difensivo’ e burocratico, ancora una volta con l’evidente conseguenza di non rendere un buon servizio ai cittadini”, aggiunge l’Anm. “Queste, e tante altre, le ragioni che abbiamo illustrato nel corso dei recenti incontri avuti al Ministero e che, purtroppo, nonostante una dichiarata attenzione e condivisione, sono rimaste, nella sostanza, del tutto inascoltate”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui