“Non era importante nascere in un recinto d’anatre: quello che contava di più era essere uscito da un uovo di cigno”.
Commenta così in sintesi l’io narrante della più celebre delle fiabe di Hans Christian Andersen, quando la vicenda del piccolo e sfortunato anatroccolo è al suo felice epilogo. E’ una scrittura dolce sotto certi aspetti quella di Andersen che richiama l’esaltazione della pedagogia immortale e dell’educazione adolescenziale.

Già famoso in tutta Europa come autore di prosa e di teatro, Andersen pubblicò Il brutto anatroccolo a Copenhagen, l’11 novembre del 1843, all’interno della raccolta Nuove fiabe dal titolo originale danese “Nye Eventyr”, che conteneva in tutto quattro fiabe (le altre tre erano “L’angelo”, “L’usignolo” e “I fidanzati”.

Premiata dalla critica, l’opera letteraria, a detta dello stesso autore, «andò via come il pane» e venne pubblicata nuovamente, in edizione aggiornata e con tanto di illustrazioni, nel 1849 e nel 1862. A conquistare i lettori fu principalmente la storia del piccolo pennuto, ispirata allo scrittore danese dallo scenario naturale della sua tenuta di campagna a Bregentved, dove ogni mattina si preoccupava di accudire i suoi volatili.

In realtà, come si evince dal resto della sua narrazione, anche qui ritorna il vissuto personale dello stesso Andersen, anch’egli discriminato dai suoi coetanei per l’aspetto sgraziato, rugoso, dalla pelle moscia. Quanto fosse legato a questa fiaba, lo dimostra il fatto che rispondendo alla domanda di un critico, sull’eventualità di scrivere un’autobiografia, dichiarò che “Il brutto anatroccolo” poteva essere considerata la sua autobiografia.

Tra le trasposizioni cinematografiche della fiaba, la più nota è l’omonimo cortometraggio a colori realizzato dalla Disney nel 1939, che l’anno successivo fu premiato con l’Oscar come “miglior film d’animazione”.

Lo scrittore danese se andò, come aveva sempre desiderato, tra il grano giallo scuro già raccolto mentre la cicogna passeggiava sulle sue slanciate zampe rosa. Morì intorno ai suoi campi il 4 Agosto del 1875.

Le sue Fiabe incantevoli vendute in tutto il mondo alcune divenute film di grande successo: La principessa sul pisello (1835), Mignolina (1835), La sirenetta (1837), I vestiti nuovi dell’imperatore (1837), Il soldatino di stagno (1838), Il brutto anatroccolo (1843), La regina delle nevi (1844) e La piccola fiammiferaia (1848).

Per i più piccoli
Il Brutto Anatraccolo: Era così bello in campagna, era estate! Il grano era bello giallo, l’avena era verde e il fieno era stato ammucchiato nei prati; la cicogna passeggiava sulle sue slanciate zampe rosa e parlava egiziano, perché aveva imparato quella lingua da sua madre. Intorno ai campi e al prati c’erano grandi boschi, e in mezzo al boschi si trovavano laghi profondi; era proprio bello in campagna! Esposto al sole si trovava un vecchio maniero circondato da profondi canali, e tra il muro e l’acqua crescevano grosse foglie di farfaraccio, e erano così alte che i bambini più piccoli potevano stare dritti all’ombra delle più grandi. Quel luogo era selvaggio come un profondo bosco; lì si trovava un’anatra col suo nido. Doveva covare gli anatroccoli, ma ormai era quasi stanca, sia perché ci voleva tanto tempo sia perché non riceveva quasi mai visite. Le altre anatre preferivano nuotare lungo i canali piuttosto che risalire la riva e sedersi sotto una foglia di farfaraccio a chiacchierare con lei.
Finalmente una dopo l’altra, le uova scricchiolarono. «Pip, pip» si sentì, tutti i tuorli delle uova erano diventati vivi e sporgevano fuori la testolina.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Ap

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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