Affabulazione

di Pier Paolo Pasolini

regia Marco Lorenzi

con Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi, Roberta Lanave, Barbara Mazzi, Riccardo Niceforo
dramaturg Laura Olivi
scenografia e costumi Gregorio Zurla
disegno luci Giulia Pastore
disegno sonoro Massimiliano Bressan
assistente alla regia Yuri D’Agostino

suggeritrice Federica Gisonno


produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
in collaborazione con A.M.A. Factory / Il Mulino di Amleto

nell’ambito del progetto Come devi immaginarmi

dedicato a Pier Paolo Pasolini

prima assoluta

durata 1h e 40

«Il vecchio mondo sta morendo.

Quello nuovo tarda a comparire.

E in questo chiaroscuro nascono mostri».

Antonio Gramsci

Un sogno angoscioso, un viaggio labirintico nella coscienza della classe borghese nel 1966, che oggi, invece, si trasforma in un viaggio nella coscienza di tutti noi, è Affabulazione, la tragedia di Pier Paolo Pasolini, che Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale produce, affidandone la regia a Marco Lorenzi, nell’ambito del progetto Come devi immaginarmi dedicato dal poeta bolognese, ideato dal direttore di ERT Valter Malosti e dallo studioso Giovanni Agosti.

Affabulazione è la quinta tragedia messa in scena – dopo Calderòn di Fabio Condemi, Pilade di Giorgina Pi, Porcile di Nanni Garella e Orgia di Gabriele Portoghese e Federica Rossellini – che debutta in prima assoluta al Teatro Arena del Sole di Bologna, dal 18 al 21 maggio. Una versione lynchiana della sacra famiglia che sembra la trama di un horror, eppure è il tempo in cui viviamo, come scrive lo stesso regista. Temi, quello della famiglia e del potere, già esplorati e presenti spesso nei lavori di Marco Lorenzi, come nel suo ultimo spettacolo Festen, ospitato proprio all’Arena del Sole lo scorso gennaio e che ha visto in scena anche parte del cast di Affabulazione.

Un sogno, solo in parte dimenticato, è l’inizio di una discesa agli inferi, allegoria della società moderna.

In una famiglia alto borghese un Padre vive, con sempre maggiore ossessione, una doppia tragedia: da una parte il suo lento e inesorabile diventare vecchio e dall’altra la sua sempre più morbosa attenzione verso il Figlio e ciò che rappresenta, con la sua fecondità da ventenne, la sua forza di giovane adulto pronto a rimpiazzare il Padre.

Nel corso dell’opera – suddivisa in un prologo, sette episodi e un epilogo – il Padre cerca di comprendere cosa gli sta accadendo mentre prova a mantenere una parvenza di normalità con la Madre, custode della borghese e tranquillizzante quotidianità, arrivando ad attribuire a Dio la causa di questo sogno che non riesce a ricordare, ma che lo sta facendo sentire cambiato.

L’arrivo del Figlio con la sua Ragazza provoca in lui un iniziale desiderio di complicità con questi giovani, inevitabilmente troppo alieni a lui, scatenando infine una feroce gelosia verso la Ragazza accusata di portargli via il figlio. Da qui in avanti, dopo una preghiera a Dio, che altro non è che una blasfema sfida e disconoscimento, il Padre precipita in una spirale di follia e la tragedia deraglierà sempre più verso il baratro, verso l’indicibile.

«Questa gigantesca sfida teatrale per me, oggi, ci parla di un’“epoca” (la nostra) già morta – scrive Marco Lorenzi – ma che non accetta di morire. E che di fronte alla possibilità dell’arrivo di un “futuro del tutto imprevedibile” vive un’angoscia totale.

Affabulazione è un Edipo Re che si mescola con il mito di Cronos mentre racconta di tutti i padri che si ritrovano a mangiare i propri figli per paura di perdere il potere, il possesso. E alla fine si ritrovano ridicoli mendicanti che balbettano frasi sconnesse in una stazione ferroviaria in preda ai fantasmi del loro passato, nel deserto della loro coscienza.

Sono partito dall’intuizione confermata dall’analisi del testo di Pasolini, che Affabulazione non si muove in modo lineare su un percorso cronologico chiaro. Al contrario la sua drammaturgia è circolare, l’ultima scena è la chiave di accesso al sogno iniziale del Padre. Solo così ci è possibile capire che il piano di realtà del testo non è la villa in cui si svolge gran parte della vicenda, ma l’ultimo scenario: la stazione ferroviaria.

Tutto il resto è un ricordo, un’allucinazione, una sconsolata ricostruzione, una messinscena del passato…un’affabulazione appunto».

Una storia che Marco Lorenzi ripercorre all’incontrario attraverso indizi come in un thriller crudele, perturbante e surreale. «E ci è stato possibile anche amplificare tutta la vena grottesca e di parodia – prosegue il regista – che Pasolini tanto amava e che spesso viene ignorata nella messinscena dei suoi testi. Grazie a tutto questo è stato possibile costruire con libertà e creatività un immaginario attraversato da agnelli antropomorfi come contrappunto alla famiglia originale del testo, mischiare piani di presente e passato con un montaggio spaziale sovrapposto, sostituire l’Ombra di Sofocle originale con l’Ombra di Pasolini (interpretato da un’attrice e non da un attore) rendendolo simbolo dolente di tutti i profeti non ascoltati della storia umana.

Ma sembra che il destino di tutti i “profeti di sventura” sia quello di rimanere inascoltati. La sua immagine si è quindi sovrapposta a quella dell’ironico Sofocle del testo, che cerca di mettere in guardia il Padre dagli eventi che lo aspettano, ma che è consapevole della vanità, suo tentativo ridicolo. Tanto più perché gli eventi di cui parla sono già accaduti, il seme è già stato gettato. E l’uomo non riuscirà mai ad andare oltre la sua “vecchia, maledetta abitudine al possesso”. O forse no?».

Marco Lorenzi si diploma come attore presso il Teatro Stabile di Torino nel 2006, e partecipa a spettacoli di Bruce Myers, Mauro Avogadro, Pietro Carriglio, Eleonora Danco, Claudio Di Scanno, Roberto Guicciardini, Uli Jackle, Antonio Latella, Claudio Longhi, Eleonora Moro, Eleonora Pippo.

Nel 2009 inizia la sua carriera di regista e fonda a Torino Il Mulino di Amleto, di cui è direttore insieme a Barbara Mazzi, compagnia che riceve il Premio della Critica nel 2021 assegnato da A.N.C.T. (Associazione Nazionale Critici di Teatro).

Si dedica alla pedagogia, conduce varie masterclass di alta formazione teatrale, è Presidente dell’Advisory Board dell’Accademia Dimitri in Svizzera.

Da Goldoni a Molière, dalla drammaturgia originale di Magdalena Barile a quella di Philipp Löhle, dal Platonov cechoviano (Premio Last Seen 2018, come miglior spettacolo per Krapp’s Last Post) al recente Festen, prima versione italiana del capolavoro cinematografico di Thomas Vinterberg, gli spettacoli hanno un punto saldo: l’instancabile ricerca sulla regia e sull’attore, a partire ogni volta da stimolanti sfide drammaturgiche. Con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, per la produzione Valzer per un mentalista, inizia un affascinante esperimento di performance in streaming interattivo, che porta avanti nella sperimentazione digitale e cinematografica in Kollaps (2020) e Festen (2021) e nel format di produzione innovativa Fahrenheit #ArtNeedTime. Nel 2020 è finalista al Premio Internazionale Ivo Chiesa nella sezione Il Futuro del Teatro.

Collabora con lo Ivan Zajc Croatian National Theatre (Dramma Nazionale Croato Ivan Zajc) di Rijeka dove nel 2022 debutta Henrick IV da Pirandello e nel marzo 2024 debutterà con la regia di un nuovo testo di Emanuele Aldrovandi. Oltre ad Affabulazione di Pasolini, sta attualmente lavorando a Birds o l’impeccabile armonia del caso, dal celebre testo Tous des Oiseaux/Birds of a Kind di Wajdi Mouawad (debutto 2024).

In occasione di Affabulazione

Venerdì 19 maggio, ore 19.00 – Teatro Arena del Sole

Lectio di Massimo Recalcati

L’enigma della generazione

La rivolta verso la morale patriarcale è stata una dei temi fondamentali della critica pasoliniana nei confronti del potere. Non di meno in diversi luoghi, per esempio in Affabulazione e in Teorema, Pasolini non si limita a destituire il padre come simbolo del patriarcato, ma interroga più radicalmente il rapporto tra le generazioni.

Ingresso Lectio 5€

Promozione: Spettacolo Affabulazione + Lectio di Massimo Recalcati € 15

Teatro Arena del Sole, via Indipendenza 44 – Bologna

Prezzi dei biglietti: da 7 € a 25 € esclusa prevendita

Biglietteria: dal martedì al sabato dalle ore 11.00 alle 14.00 e dalle 16.30 alle 19.00

A cura di Debora Pietrobono – Foto Redazione

Tel. 051 2910910 – [email protected]

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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