A 85 anni è scomparso Uwe Seeler, una delle più grandi figure del calcio tedesco del dopoguerra, finito suo malgrado nel cono d’ombra della generazione d’oro di Franz Beckenbauer e Gerd Müller. “Era un modello per molti, ci mancherà“, ha commentato su Twitter il cancelliere Olaf Scholz.

Considerato dai suoi contemporanei uno dei migliori centravanti del pianeta, Seeler ha avuto la sfortuna di non vincere un titolo con la Germania Ovest. Troppo giovane per laurearsi campione del mondo nel 1954 (la sua prima chiamata in nazionale risale all’ottobre 1954), interruppe la carriera nel 1972, due anni prima del Mondiale vinto in casa nel 1974, battendo in finale l’Olanda di Johan Cruijff.

Nel 1970, in Messico, era stato uno dei protagonisti di Italia-Germania 4-3, poi ribattezzata “la partita del secolo” per la sua spettacolarità. Grazie ai gol di Seeler, la “Nationalmannschaft” fu quarta ai Mondiali del 1958 in Svezia, uscì poi nei quarti dall’edizione 1962, prima di raggiungere, e perdere, la mitica finale del 1966 in Inghilterra, passata alla storia per un pallone rimbalzato sulla linea di porta, ma giudicato dentro. Questo famoso “gol di Wembley“, come viene chiamato in Germania, ancora discusso e contestato 50 anni dopo, contribuì alla sconfitta dei tedeschi per 4-2. Alla fine del match Seeler, da buon capitano, rialzò uno ad uno i suoi compagni e li esortò a fare un giro d’onore che sarà ricordato: “Ci sono molti titoli che rendono un giocatore o una squadra leggenda. Ma sono pochi i gesti che li rendono immortali”, scrisse Sascha Theisen, l’autore del libro”Helden” (“Heroes”). La squadra tedesca del 1966 divenne immortale perché fece quel giro d’onore a Wembley, su iniziativa di Seeler e nonostante la discussa sconfitta.

Seeler era nato ad Amburgo nel 1936, figlio di Dieter Seeler, uno dei calciatori più apprezzati della città anseatica, diventato operaio portuale una volta chiusa la carriera sportiva. Nel 1953, aveva solo 16 anni quando giocò la sua prima partita con l’HSV. Il suo primo gol nell’agosto del 1954. Divenne quindi centravanti titolare della squadra, ma dovette aspettare fino al 1960 per la consacrazione: nella finale di campionato contro il Colonia segnò due reti, contribuendo alla vittoria per 3-2. E’ inoltre il primo capocannoniere della storia della Bundesliga, la cui prima edizione si svolse nel1963-’64. L’Amburgo arrivò sesto, grazie ai 30 gol del suo capitano.

A cura di Roberto D’Orazi – Foto Getty Image

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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