IL FUTURO DEL “RETAIL”

Ovvero, i consumi dopo la pandemia!
Con la pandemia il mondo deve fare i conti con una realtà’ socio economica mutata.
Senza essere tragici, ma realisti, ”necesse est” interrogarsi come affrontare al meglio il dramma economico.
E, mi spiego meglio, non e’ solamente necessario studiare provvedimenti per tamponare le perdite, ma anche progettare la ripresa!

Se l’impatto del coronavirus sul business e’ indiscutibilmente trasversale, impossibile non pensare a una cosiddetta Retail industry, ossia l’insieme degli esercizi commerciali, trasversale per sua stessa natura, poiche’ raggruppa più settori: Grogery, Fashion, Food, Cosmetica, e chi più ne ha, più ne metta.

L’intero mondo Retail nell’epoca ante coronavirus stava già attraversando un importante fase di transizione, cominciata nel nuovo millennio, con l’avvento dell’e-commerce, e diretta da qualche anno verso un nuovo paradigma, incentrato su diversi concetti, emersi intorno al perno della omnicanalità, cioè dell’evoluzione della più semplice multicanalità.
Ora, in piena era post covid, è sotto gli occhi di tutti il nuovo boom dell’e- commerce, favorito dalla quarantena, pensate che perfino la logistica di Amazon, finora esempio di meccanismo pressochè perfetto, è andata in crisi.

Udite, udite: addirittura la Rinascente ha annunciato già nello scorso anno il lancio di un hub online europeo per il commercio di lusso, dove verranno venduti soltanto prodotti appartenenti al segmento Premium.
Si pensi poi alla criticità che stanno vivendo le gallerie dei grandi Centri Commerciali della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) perchè non è morto il Retail fisico, ma soprattutto è tramontato un certo modo di proporlo.

Gli store fisici hanno delle peculiarità, necessarie per il consumatore contemporaneo, e complementari al canale e-commerce, che mette al centro l’integrazione a 360° tra il commercio fisico e quello digitale.
Traduco: trattasi di massimizzazione della prossimita’, gergo tecnico per dire che occorre una sfida strategica che riguarda sia i grandi retailer, che quelli piu’ piccoli.

Un concetto, che va oltre la massima riduzione delle distanze con la clientela, assomigliando di più ad “esserci dove, quando, e come vuole il cliente” .
Ad esempio nella GDO i negozi di prossimità come Carrefur Express, o PAM Local sono realtà’ ormai affermate e, più in generale si diffonderanno sempre di più format di prossimità, focalizzati su assortimenti selezionati, con specifici servizi, o pensati per target ben definiti.

Questa tendenza sarà di grande aiuto anche per i venditori al dettaglio più piccoli, che in questo periodo sono stati rivalutati dalle persone, vuoi per i minori tempi di attesa, vuoi per la relazione umana, di cui mai come ora si e’ compresa l’importanza.

Vi faccio un esempio: un negozio di abbigliamento ricercato della città vuole sfruttare il traffico che si genera tutti i giorni in uno dei bar più rinomati del centro per farsi notare?
Invece di lasciare il classico flyer sul bancone, propone al barista di prestare due manichini, che se ne staranno seduti al tavolino, vestiti delle ultime novità del negozio di fashion!

Credetemi, non è follia fantastica questa, è capacità di far emozionare: le persone che entreranno nel bar li noteranno, e rimarranno stupiti e, avvicinandosi, scopriranno che se faranno visita a quel negozio di abbigliamento, avranno per il week-end uno sconto del 10%.

Questo esempio, che può apparire bizzarro, significa che si è tradotto il senso della personalizzazione di quella che, in gergo tecnico, si chiama customer experience, e che ha come risultato certo la gratificazione del consumatore!
L’Italia, per le sue caratteristiche uniche , io sono sicura che sarà, con passione, in grado di generare valore, in maniera differente dagli altri Paesi, ma occorreranno più investimenti e incentivi, e meno burocrazia.

La cura del benessere, la propensione al cambiamento e alla creatività saranno le chiavi di successo dell’Italia del futuro, da sfruttare, per valorizzare le sue produzioni importanti, quelle immateriali: turismo, servizi, design.
Solo la capacità di fare sistema, per promuovere in tutto il mondo le eccellenze del Paese, renderà l’Italia competitiva, anche grazie all’integrazione crescente con le nuove tecnologie.

Non dobbiamo perdere l’”umanità’”, per governare il cambiamento portato dal digitale, e per questo occorre promuovere con forza la leadership femminile, aperta al dialogo e al confronto, occorre essere “sostenibili”, creando reti tra le imprese, e aprendo la mente a nuove tecnologie, valorizzando le eccellenze artigiane del paese, che possono essere veramente la chiave del nostro Rinascimento!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Fotolia

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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