La scienza, la medicina, come lo stesso governo Conte, hanno un denominatore comune sulla domanda che ci vede tutti coinvolti di quando ripartirà l’Italia. Tempo e gradualità: sono questi i due concetti attraverso i quali passerà la ripartenza del nostro Paese. Parole che agiscono sulle persone e suòla via da percorrere tracciata dal Presidente del Consiglio.

Il calo dei contagi registrato nelle ultime due giornate, di fatto dimezzati, fanno in qualche modo tirare un piccolo sospiro di sollievo e rinforzano la convinzione che quantomeno siamo sulla strada giusta. Tradotto: le restrizioni stanno funzionando ma è troppo presto per dire che il peggio è alle spalle visto che mai come ora abbassare la guardia rischierebbe di vanificare quanto fatto finora.

E’ proprio per questo possiamo immaginare che questa Pasqua la ricorderemo a lungo nel nostro domani.
Non certo per i pranzi in famiglia, o la rituale gita fuori porta. Ma per la proroga delle restrizioni sicuramente fino al 20 aprile che porterà all’ennesimo sacrificio.

Sulle riaperture, così come è stato per le restrizioni, si ragionerà “in termini di proporzionalità”, ha chiarito lo stesso presidente del consiglio Conte. E, incalzato, sulla possibilità che la serrata delle attività produttive possa durare ancora tanto, replica: “no, è una misura durissima dal punto di vista economico. E’ l’ultima misura che abbiamo preso e non può prolungarsi troppo”.

La parola d’ordine, insomma, è ancora molta cautela nonostante, qualcuno dall’opposizione la pensi diversamente.
Però per tutti varrà una regola, quella del distanziamento sociale. Impossibile pensare di poter tornare immediatamente alla vita normale dopo tutti questi restringimenti.

Priorità, dunque, ad attività indispensabili, mentre tempi più lunghi per i luoghi e attività dello “svago”, concerti in testa, crociere e voli. Molto probabilmente, gli ultimi a riaprire saranno i luoghi dove è più difficile mantenere le distanze: discoteche, bar, pub. Ma anche ristoranti, palestre, piscine e sale giochi. Al vaglio la riapertura di qualche negozio fermo restando, come detto, le distanze di un metro e la possibilità di entrare uno alla volta, studiando magari appositi “schemi”. Impossibile pensare di tornare istantaneamente alla vita normale.

Al vaglio anche la possibilità di prevedere rientri cadenzati in base all’età, il cosiddetto modello israeliano, ossia l’addio alla quarantena per fasce di età a cominciare dai soggetti più forti, come ad esempio i giovani, per poi passare a quelli più a rischio.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Shutterstock

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui