“And the Oscar goes to… Robertooo!”. Con queste parole un’emozionata Sophia Loren annunciò 20 anni fa il premio a Roberto Benigni, che si arrampica sulle poltroncine e raggiunge saltellando il palco del Kodak Theatre di Los Angeles. Poi, stringendo tra le mani la statuetta dorata per “La vita è bella”, premiato come miglior film straniero, si rivolge alla platea in un inglese sgangherato che commuove e fa ridere tutti. “Grazie a tutti! Grazie Sophia! Lascio qui l’Oscar, ma voglio te! Vorrei baciarvi tutti”. Era il 21 marzo 1999, sono passati vent’anni da quella magica sera che consacrò l’attore toscano a livello internazionale e che portò all’Italia tre statuette per La vita è bella: miglior film straniero, miglior attore protagonista (sempre a Roberto Benigni), e migliore colonna sonora a Nicola Piovani.

Benigni commosso si lanciò in uno dei più lunghi e spassosi discorsi della storia dell’Academy, ricordò i morti dell’Olocausto, salutò Giorgio Cantarini che aveva splendidamente vestito i panni del piccolo Giosué, ringraziò mamma e papà per il dono che gli avevano fatto, “la povertà”, e infine citò Dante e “l’amor che move il sole e le altre stelle”: “È sempre una questione d’amore. Io sono qui perché tanta gente ha amato il mio film: l’amore è come una divinità e, a volte, se avete fede, come ogni divinità può apparire. Ecco perché voglio dedicare questo premio a mia moglie Nicoletta Braschi”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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