Una ferita aperta. Alle 11.36 del 14 agosto 2018, mentre un’intensa pioggia si abbatteva su Genova, una sezione di oltre 200 metri del ponte Morandi ha ceduto, trascinando nel vuoto decine di veicoli. Il bilancio fu impressionante, così come riportato nelle immagini, riprese dalle telecamere di sorveglianza: quarantatré vittime, la città paralizzata dal crollo del principale asse stradale e il dramma di 260 famiglie, residenti nelle zone circostanti, che hanno contato 566 sfollati per ragioni di sicurezza.

Il viadotto Polcevera (noto anche come ponte Morandi o ponte delle Condotte) era un viadotto autostradale che scavalcava il torrente Polcevera e i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, centri abitati della città genovese. Una dolorosa ferita rimarginata in parte dal nuovo ponte, ma che continua a procurare sofferenza e rabbia per ciò che si poteva fare e non è stato fatto a livello di verifiche, manutenzione e/o interventi straordinari. Un ricordo recente, destinato a non attenuarsi, anche attraverso le tante iniziative che ripercorrono le vicende del viadotto.

Progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi, i lavori di costruzione iniziarono nel 1963 e in seguito inaugurato nel 1967. Tante le cerimonie che hanno toccato nervi ancora scoperti riguardanti la tragedia, la vicenda giudiziaria e il processo in atto. Per decenni il ponte Morandi ha rappresentato un tassello strategico per la circolazione e l’economia della Liguria, fungendo da snodo nei collegamenti con il nord Italia e la Francia, così come per le aree industriali e commerciali di Genova.

Nel giugno 2019, dieci mesi dopo la tragedia, è stata gettata la prima colata di cemento per la fondazione del nuovo viadotto “Genova San Giorgio”, ricostruito e inaugurato il 3 agosto 2020. Premesso ciò, è tuttora in atto la ricerca della verità giudiziaria per raccontare il crollo del ponte Morandi da un punto di vista diverso da quello finora presentato per ridare dignità e memoria alle vittime, con le storie di quanti quel giorno furono coinvolti nell’incidente: testimoni oculari, soccorritori e forze dell’ordine. Come ha rilevato oggi il Presidente della Repubblica Mattarella “fare giustizia è un dovere”. Il 7 luglio 2020 è iniziato il processo che ha visto alla sbarra cinquantanove imputati. Le indagini, prima del rinvio a giudizio, sono durate tre anni.

Le accuse sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. La sentenza di primo grado è prevista per il 2024, ma la data – viste le lungaggini giudiziarie – potrebbe non essere realistica.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto ImagoEconomica 

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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