Finalmente una “notizia più che positiva” tocca la nostra amata Italia e quello che sorprende è che indirettamente ci venga fornita, come evidenziato nell’articolo di “IO-Italia oggi”, proprio dalla società di ricerche economiche fondata nel 1981 da Romano Prodi, NOMISMA, che evidenzia il “miracolo italiano relativo al Pil, inflazione, occupazione.

Vediamo in sintesi dati e percentuali: “Il pil (+0,7%) cresce per il terzo anno consecutivo più della media Ue, l’inflazione è più contenuta rispetto agli altri grandi Paesi europei, il tasso di disoccupazione (7,4%) il più basso in senso assoluto di questi ultimi anni.

Lucio Poma, Capo-economista di Nomisma, ha sottolineato: “L’Europa è ferma, Germania e Inghilterra sono in recessione, l’Italia invece cresce, l’indice è inferiore all’1% ma è una performance assai positiva in una situazione in cui l’Europa arranca. E si intreccia con l’inflazione più bassa dell’area Ue, una riduzione trainata dal crollo del prezzo del gas, tornato ai valori pre-emergenza energetica. C’è però da annotare che a questa riduzione non ha fatto riscontro un uguale taglio dei prezzi al consumo, che sono diminuiti ma non con la consistenza del taglio dei prezzi all’origine. Il petrolio invece rimane a costo elevato però è una quotazione artificiale che deriva dalle manovre dell’Opec, che riduce le vendite per tenere alti i prezzi. In generale comunque il costo energetico è decisamente calato, con benefici effetti sull’inflazione. Infine l’occupazione, a livelli mai raggiunti. C’è addirittura un problema di carenza di personale, le imprese non evadono le commesse perché non riescono ad assumere. Questo spiega l’inversione di tendenza, con l’aumento dei contratti a tempo indeterminato e la riduzione di quelli saltuari. Le aziende quando trovano da assumere, offrono contratti in grado di trattenere chi viene selezionato. È finita la crescita della precarietà del lavoro”.

Possiamo decisamente affermare che tutto procede bene e che l’attuale Governo Meloni, nonostante le critiche denigratorie e offensiva da parte dell’Opposizione, sta, anche se con fatica, dando una vera svolta all’economia del Paese?

La risposta è “Sì” anche se, ovviamente, il percorso è ancora lungo e alcune incognite sono innegabile come il problema delle Banche centrali, la ripresa degli scambi economici tra Italia e Germania, le risorse umane e le “catene” di approvvigionamento.

L’economista Poma infatti aggiunge alla sua dichiarazione: “Lasciare il tasso invariato per tre volte al 4,5% è devastante perché disorienta gli operatori che si mettono in standby. Le banche centrali debbono mettere in atto una strategia, sbagliano a collocarsi sull’Aventino e aspettare. Prenderanno finalmente una decisione e incominceranno già da giugno a ridurre i tassi? Speriamo di sì. Quanto alla ripresa, c’è da augurarsi che la Germania esca dalla recessione e con essa ritrovi vigore pure l’Europa. L’export italiano sta scontando un minore assorbimento da parte del mercato tedesco e se si prolungasse la recessione il made in Italy potrebbe soffrirne in modo importante. Tra le incognite ho messo anche le risorse umane perché mi pare non si affronti in modo sufficiente il fatto che c’è bisogno di mano d’opera, le aziende non trovano personale e quindi non riescono a crescere col rischio di perdere quote di mercato. Non c’è tempo da perdere e a cominciare dalla politica occorrono provvedimenti in grado di affrontare e risolvere il gap occupazionale. Infine le catene di approvvigionamento: la crisi del Mar Rosso conferma l’esigenza di ripensare il decentramento e qui è l’Europa che dovrebbe muoversi senza perdere tempo in modo da arrivare a una buona dose di autoproduzione per quanto riguarda gli approvvigionamenti perché non è sostenibile che una crisi che avviene in qualsiasi parte del mondo blocchi l’attività industriale di un intero Continente”.

Inoltre non è certo da “dimenticare” il “problema immobiliare” che tocca la nostra Italia.

L’Amministratore Delegato di Nomisma, Luca Dondi Dall’Orologio, nell’affrontare l’argomento dichiara: “Le compravendite sono diminuite lo scorso anno del 10%, colpite da due fattori: l’impossibilità di una parte dei potenziali acquirenti di accedere ai mutui, a causa dei livelli alti dei tassi e un atteggiamento molto prudente e selettivo da parte delle banche nel concedere i mutui. Poiché la gran parte degli acquisti avviene ricorrendo agli istituti di credito, questa situazione ha inciso negativamente sul numero delle compravendite, anche se pur considerando il mercato fragile esso è ancora ben strutturato, come conferma la stabilità dei prezzi degli immobili, cresciuti dell’1,3% e solo leggermente in calo rispetto ai valori reali. C’è pure da registrare che aumenta la forbice tra i prezzi al Nord e al Sud, cresce il divario nel paese anche in campo immobiliare. Necessita una sostanziale stabilità dei prezzi ma in prospettiva dovrà anche essere affrontata la tendenza del forte aumento delle richieste di abitazioni per una sola persona, la disgregazione delle famiglie e l’aumento dell’età impongono soluzioni abitative che ancora non si intravvedono”.

Sempre in merito al “problema immobiliare” Nomisma ha toccato anche il tema degli affitti rilevando alcuni dati importanti e ce dovrebbero far riflettere:  il 57% delle abitazioni è di proprietà e sono usate come prima abitazione, le case destinate alla locazione sono circa il 10%, mentre un altro 11% è libero ovvero non è né locato né utilizzato come prima abitazione, inoltre arriva al 30% la quota dei proprietari che non sono disposti a concedere in locazione le proprie abitazioni. Questo ha comportato e comporta una scarsità di offerta che ha favorito un aumento dei canoni di locazione (+2,1% nel 2023).

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconomica

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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