Carlo Arduini è stato per anni il mio vicino d’ombrellone al Bagno Sol dell’Avvenir di Lido di Volano e di lavoro faceva il netturbino nella città che lo ha visto nascere. Oggi le classiche ramazze sono cadute in disuso e il personale a piedi si occupa dei marciapiedi e degli spazi più stretti, imbracciando il soffiatore a motore per spazzare le foglie e la sporcizia. Carlo appartiene al settore responsabile di svuotare i cestini. Ogni notte, con altri quattro colleghi, ha per missione la pulizia dei bidoni del centro.

I giorni più impegnativi sono quelli legati al fine settimana, quando le vie del centro, soprattutto dove sono presenti bar e locali notturni, si trasformano in un vero e proprio “tappeto di rifiuti”. La sua estrema cortesia lo porta, quando opera nelle vie del centro, ad essere avvicinato da homeless o nottambuli anche solo per scambiare due parole. Una mattina di fine luglio, quando fece ritorno a casa dopo una dura giornata di lavoro, trovò al centro del giardinetto, dove aveva realizzato un roseto che era un vero e proprio spettacolo floreale, un meteorite che si era schiantato su di un’aiuola di rose ibridi di Tea, lasciando un cratere di modeste dimensioni nel terreno.

Quando Carlo si avvicinò al bolide, lo trovò ancora caldo al tatto e, proteggendosi con un paio di guanti da barbecue resistenti al calore, lo prese e lo ricoverò nel suo garage. La pietra pesava esattamente 3,8 Kg ed era, secondo un noto laboratorio di analisi e diagnosi di meteoriti chiamato a testare l’analisi elementare, l’identificazione chimica e caratteristica di quel corpo estraneo proveniente dallo spazio, una pallasite contenente ferro-nichel con cristalli di olivina (verde) all’interno. Dal risultato delle analisi approfondite, era emerso che l’età del meteorite, secolo più secolo meno, si avvicinava a 4,5 miliardi di anni, età che si avvicina a quella del nostro pianeta, se non di più.

Una stima effettuata da James Carquet, un esperto di fama internazionale di origine giamaicane, ha fissato il valore effettivo a due milioni di euro, diecimila più diecimila meno, perché a suo dire solo l’1% di tutti i meteoriti caduti sulla terra sono pallasiti. Naturalmente Carlo fu tempestato di richieste d’acquisto da parte di collezionisti giapponesi, cinesi e statunitensi, che avrebbero volentieri partecipato ad un’asta per aggiudicarsi il rarissimo corpo proveniente dagli spazi interplanetari, ma lui non accettò nessun tipo di offerta e chiuse le trattative sul nascere.

Dal suo punto di vista, quello di un uomo abituato a faticare per portare a casa uno stipendio che gli permettesse di sopravvivere in maniera dignitosa, cedere ad un ricco collezionista, per includerlo nella sua esclusiva collezione di meteoriti, un oggetto letteralmente piovuto dal cielo, ad un prezzo esorbitante era del tutto immorale. Decise allora di donarlo al Museo di “Storia Naturale della Romagna”, che oggi è custodito a Palazzo Pompei a Verona, come sezione del Museo Civico di Storia naturale di Verona. Prima di privarsene, Carlo lo battezzò “Nuvoleto”, prendendo il nome dal luogo dove era caduto e rimase una notte intera ad osservare il cielo stellato con a fianco l’aerolite che aveva scelto di fargli visita in una notte di fine luglio.

A cura di Marco Benazzi – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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