La risoluzione di maggioranza alla nota di aggiornamento del Def, depositata in aula al Senato da Lega e M5s, prevede, tra le misure che impegnano il governo, di “attuare” un “graduale azzeramento a partire dal 2019 del contributo del Fondo per il pluralismo” del Dipartimento editoria. “Il progressivo azzeramento dei finanziamenti pubblici all’editoria” e una stretta maggiore di quella prevista sulle spese dei ministeri. Sono queste le due principali novità che emergono dal vertice tra Luigi Di Maio e lo stato maggiore del M5S. Un vertice che sfiora uno dei nodi principali che si proporrà da qui al Cdm di luned al governo giallo-verde: la “pace fiscale”, sulla quale i 5 Stelle pongono paletti ben precisi. Dai tagli, spiega il vicepremier potranno scaturire risorse per “opzione donna”, ovvero “per permettere alle donne che hanno lavorato una vita ma che sono fuori da quota 100 di andare in pensione”. E ulteriore fondi Di Maio conta di incassarli dai tagli ai giornali, in un contesto piuttosto burrascoso tra il M5S e i media. “Sono le nostre battaglie, quando in campagna elettore parlavo di cambiamento della politica intendevo anche questo”, sottolinea Di Maio ai suoi.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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