Sono arrivati questa notte i primi arresti per la strage della funivia Stresa- Mottarone. Dopo ore di interrogatori ad oltranza tre persone sono state portate nel carcere di Verbania, tra loro anche Luigi Nerini, 56 anni e proprietario della società ‘Ferrovie del Mottarone‘ che gestisce l’impianto. Oltre a Nerini, le persone fermate per l’incidente alla funivia che ha causato 14 vittime sono un ingegnere, il direttore del servizio, e il capo operativo del servizio. Sarebbe stato lasciato inserito il dispositivo (il cosiddetto “forchettone”) che impedisce il funzionamento del freno di emergenza per evitare un blocco manutentivo.

Le accuse nei confronti dei fermati sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime (in relazione alle condizioni del piccolo Eitan ricoverato al Regina Margherita di Torino). I tre fermati si trovano nel carcere di Verbania. Per il momento è stato emesso un decreto di fermo che dovrà però essere convalidato, dopo gli interrogatori della notte.

I tre si trovano in cella, separati l’uno dall’altro. Unico superstite di questa tragedia, che ha causato 14 vittime  il piccolo Eitan, di 5 anni, ricoverato all’ospedale Regina Elena di Torino, che è stato estubato e ha aperto gli occhi. Intanto i corpi dei genitori, del fratellino e dei bisnonni da Malpensa faranno rientro in Israele.

Le ammissioni “Uno dei fermati ha detto di non aver tolto uno dei dispositivi che inibiscono il freno di emergenza”. Così il comandante dei carabinieri di Verbania Roberto Cicognani. “Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso”, dice l’ufficiale dell’Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su RaiTre. “C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”.  “Questi malfunzionamenti andavano avanti da fine aprile e non erano stati risolti” ha aggiunto Cicognani.

Infatti già dalle prime rilevazioni il sistema frenante era apparso manomesso. Era stato utilizzato un dispositivo, un cosiddetto forchettone, per disabilitare i freni di emergenza. Non una dimenticanza, ma una scelta deliberata per evitare continui disservizi e blocchi della funivia. E quando il cavo si è spezzato il freno di emergenza non è entrato in funzione.  Nel pomeriggio di ieri i carabinieri di Stresa avevano ascoltato sei dipendenti della società e per un paio di loro la posizione si è inaspettatamente aggravata, tanto da far scattare in serata le prime iscrizioni nel registro degli indagati e quindi le manette.

La manutenzione dell’impianto, ossia “i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento e dal manuale d’uso” dell’impianto spetta alle Ferrovie del Mottarone, società di proprietà di Nerini e i tecnici che lavorano per garantire la sicurezza sono i primi a finire nel mirino degli inquirenti dopo l’incidente.

Pm Verbania: “Un gesto materialmente consapevole” – A disporre il fermo dei tre è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri.  L’analisi dei reperti ha permesso agli inquirenti che indagano sull’incidente alla funivia del Mottarone di accertare che “la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”, ha spiegato il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, secondo cui il ‘forchettone’, ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non è stato rimosso per “evitare disservizi e blocchi della funivia. Il sistema presentava delle anomalie e avrebbe necessitato un intervento più radicale con un blocco se non prolungato consistente”.

Eitan estubato, ha aperto gli occhi “Poco fa il bambino è stato estubato, per un momento ha ripreso conoscenza, ha aperto gli occhi e ha trovato di fronte a se un viso conosciuto, quello della zia”. Così il direttore generale della Città della Salute di Torino, Giovanni La Valle sulle condizioni di salute di Eitan, il bimbo di origine israeliana unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone.  “Il risveglio è proseguito – ha aggiunto il dirigente – poco fa il bambino è stato estubato, per un momento ha ripreso conoscenza e come potete immaginare, essendo ancora sedato dai farmaci, è  un po’ intontito dagli anestetici che ha in corpo. Al suo fianco, oltre agli anestesisti e agli psicologici, è presente la zia. Questa è una fase molto delicata”. E ancora: “La notte è passata tranquilla e conferma la stabilita clinica del bambino, nonostante le condizioni critiche. Il fatto che siamo riusciti a estubarlo è un fatto positivo. Ora aspettiamo che nelle prossime ore si possa risvegliare del tutto, la situazione resta delicata”.

A cura di Stefano Severini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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