Finisce l’anno ed è consuetudine analizzare quanto successo durante i 365 (quest’anno 366) giorni qualunque sia il campo in cui ci si vuole cimentare; il discorso coinvolge ovviamente lo sport, argomento sul quale vogliamo soffermarci, iniziando dal Motomondiale, che ha riservato in qualunque delle tre categorie in cui si corre, numerose sorprese.

In Moto 3, ad esempio, a vincere il titolo è stato un pilota ormai esperto, nonostante sia ancora giovanissimo avendo appena compiuto 24 anni; Alberto Arenas, spagnolo, corre però dal 1994, sempre nella medesima categoria, e quindi la sua vittoria non può certo essere definita una sorpresa, pur se i risultati passati non lo ponevano certo nel ruolo di favorito.

Il buon inizio di stagione gli ha però aperto la via al titolo, insieme alla mancanza di un vero leader, e nonostante qualche battuta a vuoto, compresa una squalifica nel terz’ultimo GP di stagione; il vantaggio accumulato gli è però bastato per avere ragione di chi è salito sul podio, ovvero il nostro Tony Arbolino ed il giapponese Ai Ogura, finiti a soli quattro punti dal vincitore, ma incapaci di superarlo nell’ultima gara, dove al dodicesimo posto di Arenas non sono stati in grado di fare meglio di un quinto e di un ottavo posto.

Grande battaglia anche in Moto 2, dove gli italiani l’hanno fatta da padrone, finendo in tre nei primi quattro posti, ma rischiando grosso contro l’inglese Sam Lowes, che ha ceduto solamente nei tre GP finali; a vincere il titolo è stato Enea Bastianini, che ha preceduto Luca Marini e Lowes di appena nove punti, con una condotta nelle corse finali da vero “ragioniere” delle due ruote.

Alla fine sono state tre ciascuno le vittorie di chi è salito sul podio, mentre il quarto classificato, Marco Bezzecchi, di primi posti ne ha collezionati due, finendo ai piedi del podio con ventuno punti in meno di Bastianini; come nella classe inferiore, anche in Moto 2 non sono mancati incidenti, ritiri e squalifiche (sempre Lowes), che hanno reso spettacolare una stagione che ha consacrato un vivaio italiano che potrà farsi valere anche in Moto GP.

E proprio la Moto GP ha riservato un equilibrio di valori ormai dimenticato causa lo strapotere di Marc Marquez, primo nel Mondiale dal 2013, con la sola esclusione del 2015; lo spagnolo, caduto nella prima gara disputata, ad Jerez, ha dovuto dare l’addio al titolo immediatamente, perché la conseguenza della caduta è stata una brutta frattura all’omero ed il tentativo di correre appena la settimana successiva ha complicato le conseguenze dell’incidente, costringendo lo spagnolo a subire altri due interventi ed un’infezione che lo costringeranno a stare fermo anche nella prossima stagione, senza avere alcuna certezza circa i tempi di recupero.

Ad approfittare dell’assenza del Campione in carica, pareva potesse essere il giovane francese Fabio Quartararo, vincitore dei primi due GP, ma spentosi poco a poco, causa una Yamaha non sempre all’altezza, ma evidentemente anche un livello di competitività e maturità personali non ancora in grado di reggere la pressione del favorito; Fabio è certamente un pilota veloce, ma una cosa è essere considerato una sorpresa, un’altra il giocarsi una stagione intera da favorito o comunque nel lotto di quelli da cui ci si aspetta la vittoria sempre e comunque.

Un altro da cui ci si aspettava ben altro è Andrea Dovizioso, nelle ultime tre stagioni arresosi solamente a Marquez, e dopo una strenua lotta; il Dovi però ha avuto evidenti problemi, sia di mezzo che di rapporti con il Team, tanto che quando ancora lottava per la vittoria finale, è stato sancito un divorzio con la Ducati alquanto inaspettato.
Ben altro ci si aspettava pure da Maverick Vinales, sempre in attesa di esplodere, ma altrettanto sempre incapace di dare continuità di risultati alle proprie stagioni; in questo stranissimo 2020 inoltre bisogna aggiungere le traversie di una Yamaha al centro di molteplici polemiche legate ai motori utilizzati e che, le hanno impedito di vincere il Mondiale costruttori, a causa di una penalizzazione che ha però lasciato indenni i piloti.

“Saltati” per un motivo o per l’altro i favoriti principali e non inserendo nel lotto Valentino Rossi, a salire sul podio finale sono stati tre nomi poco o nulla considerati nei pronostici di inizio anno: lo spagnolo Joan Mir (Suzuki) diventato Campione del Mondo nonostante una sola vittoria all’attivo, ma per cui vale il discorso fatto per Bastianini, ovvero vincere il Mondiale giocandosela punto a punto, con ben sette piazzamenti sul podio, cosa che in una stagione anomala come questa ha pagato probabilmente anche oltre i meriti del pur bravo pilota.
Mir non è un fenomeno, non un Marquez od un Rossi, ma è stato capace di far rendere al meglio una Suzuki rivelatasi altamente competitiva, specie nella gestione delle gomme, ed in grado in molti finali di gara di fare la differenza rispetto alla concorrenza.

Al secondo posto un’altra sorpresa di stagione, Franco Morbidelli, che con una Yamaha 2019 è stato il più bravo dei piloti ufficiali e del tanto decantato compagno di Team, Quartararo; anche per Morbidelli la regolarità è stata l’arma vincente, insieme ai tre successi di stagione, la terza in Moto GP dopo il successo del 2017 in Moto 2; la crescita del romano è stata evidente e per lui si attende una conferma nel 2021, quando avrà come compagno di Team un certo Valentino Rossi.
Sul gradino più basso del podio è finito lo spagnolo Alex Rins, anche lui su Suzuki, anche lui capace di disputare un finale di stagione che sfruttando le qualità della moto lo ha fatto salire progressivamente i gradini di una classifica estremamente apprezzabile ed in crescita costante dopo il quinto ed il quarto posto delle precedenti stagioni; se Rins non è più una sorpresa, bisogna comunque sottolineare le sue doti di guida ed il saper sfruttare ottimamente le qualità della moto a disposizione.

Il resto è stato poco o nulla, con qualche eccezione, come il portoghese Oliveira capace di vincere due GP in sella alla KTM, o come Pol Espargarò finito quinto nella generale sulla stessa moto, magari mettendoci pure le singole vittorie di Binder e Petrucci, ma troppo poco e troppo sporadicamente per poter fare la differenza in una stagione in cui il protagonista non è stato il “solito” Marquez ma il …. Covid.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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