SANDRA MILO

Eppure, la settima arte non è mai stata troppo tenera o generosa con Salvatrice Elena Greco (era questo il suo vero nome) nata Tunisi, l’11 marzo del 1933 e deceduta il 29 gennaio del 2024. Basti pensare a quel “Canina Canini” che le affibbia Enrico Lucherini dopo l’interpretazione della Milo in Vanina Vanini e che la tiene per una schidionata di anni lontana dal grande schermo. Abbandonata, parimenti alla hostess Gabriella, mollata da Alberto Sordi in Lo scapolo, il film che rappresenta l’esordio cinematografico di Sandra. Le forme generose, la voce infantile e inconfondibile sono un viatico per il ruolo di maggiorata ma una benda sugli occhi per un pubblico e una critica avvezza a ragionare per stereotipi.

Ma la Olga de Il Generale Della Rovere e la Lolita di Adua e le compagne, restano due emozionanti ritratti di prostitute ferite dal mondo. E poi come non ricordare della spettrale e dolcissima Donna Flora, la nobildonna dell’Ottocento suicida per amore e protagonista del delizioso Fantasmi a Roma?

Se la vita è l’arte dell’incontro, ci sono incontri che ti cambiano la vita. E quel provino improvvisato con Federico Fellini, tra le mura domestiche con un gatto di peluche in mano, cambia per sempre la vita e la carriera di Sandra Milo. Il personaggio della burrosa amante di Guido, il regista in crisi di 8 ½, è un’icona cinematografica come la Marilyn Monroe di Quando la moglie è in vacanza.

Ed è curioso e forse non casuale, che la prima apparizione di Carla nel film sia accompagnata da questa battuta pronunciata da Mastroianni: “Non è arrivata. Meglio cosi”. E invece Sandra scende dal treno con la veletta il filo di perle e cinque valigie al seguito: “Sai, i vestiti da sera occupano tanto posto”. Perché se la vita è una festa, Sandra Milo è l’ideale per celebrare la bella confusione che ci circonda, per accettarci come siamo e non come vorremmo essere.

E a dimostrazione di quanto l’attrice non fosse soltanto una fatalona con la testa tra le nuvole, arriva La visita di Antonio Pietrangeli: “La solitudine è brutta, sai. Specialmente l’inverno. E qua, è quasi sempre inverno”, sospira Pina, impiegata presso il consorzio agrario di un paese del ferrarese in riva al Po. Milo restituisce tutte le sfumature di una donna di 36 anni in cerca d’amore. Solo che il suo, resterà un cuore in inverno.

Nel 1965, c’è ancora Fellini sulla strada di Sandra: Giulietta degli Spiriti è il primo film di Federico a colori. Una vertiginosa visione nata su Giulietta e per Giulietta ma tra medium, veggenti, suore, sante, detective, cadaveri barbuti, gay, domestiche, ballerine, fantasmi, efebi, nonni, nipotine, cavalieri, amanti…Sandrocchia interpreta la lussuriosa Susy, vestale del sesso e del piacere. Ma la Milo veste anche di Iris, personificazione di Iride, la messaggera degli dèi e di Fanny, la trapezista amante del nonno di Giulietta. Insomma, ancora una volta il maestro riminese spariglia le carte. La verità e la finzione si mescolano. I fantasmi danzano tra paura e desiderio.

Si danza e si desidera molto anche inL’ombrellone, sottovalutassimo lungometraggio firmato da Dino Risi, una sorta di versione balneare e chiassosa di La Dolce vita, unta di creme solari, gonfia di testosterone gentilmente offerto dal bagnino romagnolo di turno. Al posto di via Veneto, abbiamo Riccione e siamo a Ferragosto. Sulle note di “Sulla sabbia c’era lei”all’hotel Baltic, si consuma la crisi coniugale tra i coniugi Marletti. Fra mariti cornuti e veneri in bikini, il triangolo Enrico Maria Salerno, Sandra Milo e Lelio Luttazzi cerca la soluzione del teorema. E come recita un dialogo cult del film: “Svegliati ché andiamo!” “Dove?” “A dormire!”.

A cura di Elisabetta Turci – Foto ImagoEconomica 

 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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