Il casolare a Novellara dove sono stati ritrovati i resti di un cadavere

All’esterno del palazzo di giustizia reggiano hanno voluto esserci le associazioni con i cartelli per Saman fin dal mattino presto, all’interno dell’aula hanno scelto di presenziare i tre imputati detenuti in Italia, lo zio e i due cugini della ragazza. Sono gli attori della prima giornata del processo per l’omicidio della 18enne pachistana, assassinata e sepolta in una buca, in un casolare diroccato a Novellara, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, dopo aver rifiutato un matrimonio forzato.

In udienza si è affrontata subito la posizione di un altro protagonista importante della storia, lui lontano migliaia di chilometri da Reggio Emilia: il padre di Saman, Shabbar Abbas, agli arresti in Pakistan da metà novembre. L’obiettivo degli inquirenti è processarlo in videocollegamento o comunque evitare che la sua posizione rimanga “congelata” in attesa della decisione sull’estradizione. In questo senso va la richiesta che la Procura ha fatto in apertura alla Corte di assise, che si esprimerà in merito venerdì prossimo, 17 febbraio. Se l’istanza sarà accolta, si notificheranno gli atti a Islamabad e a quel punto, sia che Shabbar dia il proprio consenso a partecipare collegato sia che lo neghi, la sua posizione sarà di nuovo riunita agli altri. Ma su tutto questo pende anche la decisione del Pakistan sulla consegna chiesta dall’Italia, con un’udienza martedì, dopo una decina di rinvii. La procedura sull’estradizione si prevede lunga, affidata peraltro a canali politico-diplomatici prima ancora che giudiziari. Ed è anche questo il motivo per cui si punta ad ottenere una soluzione che impedisca al padre di Saman di sottrarsi al giudizio.

L’udienza di ieri è stata dedicata al confronto tra le parti civili, una ventina tra associazioni, enti, organizzazioni no profit che a vario titolo hanno rivendicato un danno subito dal crimine e i difensori di Danish Hasnain, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, zio e cugini di Saman, che hanno ribattuto punto su punto. La Corte alla fine ha rinviato anche in questo caso al 17 la decisione su chi escludere e chi ammettere.

“Il Pakistan deve fare un gesto di grande coscienza, esistono anche i pakistani in Italia e non possono essere associati a uno Stato che copre degli assassini”, ha detto ai giornalisti l’avvocato Barbara Iannuccelli, che assiste Penelope. L’associazione, nata per tutelare amici e familiari delle persone scomparse, è una di quelle realtà intenzionate a fare da scudo alla memoria di Saman, costituendosi. “Le associazioni diventano i genitori istituzionali di Saman”, ha sintetizzato l’avvocato Valter Biscotti, presente per l’Osservatorio nazionale sostegno vittime.

Parti civili sono anche il fidanzato e il fratello della vittima, entrambi assenti, ma già sentiti in precedenza attraverso incidenti probatori e con le loro dichiarazioni acquisite agli atti del processo. Il primo ha annunciato, di recente, che vorrebbe creare una fondazione a nome di Saman. “Se fosse qui oggi Saqib direbbe: dei soldi non mi interessa niente, voglio giustizia”, ha detto per lui l’avvocato Claudio Falleti. “Dobbiamo tutti insieme – ha aggiunto – rivendicare giustizia non solo per Saman, ma per tutte le altre ragazze vittime di questi crimini”.

Il fratello, ancora minorenne, è un testimone chiave dell’accusa, da quando ha indicato nello zio Danish l’esecutore materiale del delitto. “Questo ragazzo – ha detto il suo avvocato, Valeria Miari – ha squarciato il velo dell’omertà emerita rispetto da parte di tutti. Non so quanti sedicenni avrebbero avuto il coraggio di fare un passo contro, il cui prezzo è stato, è, e sarà immane. Aspetta una risposta e la vuole dall’Italia, dalle istituzioni e da nessun altro”. Ma per il difensore di Danish, l’avvocato Liborio Cataliotti, il giovane non è credibile. “Le sue accuse sono smentite dai filmati di quella notte”, ha detto ai giornalisti, anticipando le prossime schermaglie processuali. Danish, il 30 aprile, “non è rientrato nella casa di Abbas quella notte”, ha detto ancora il legale, sottolineando come il ritrovamento del corpo di Saman, a metà novembre, “sia stato reso possibile solo ed esclusivamente per il contributo di Hasnain”.

A cura di Televideo – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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