“I campioni sono di un’altra pasta: quando decidono, vanno e ti mostrano il culo, mentre tu sei impiantato e provi a cambiare rapporto, ma che vai su o giù con la catena sempre così rimani: impiantato” …. questo è Arnaldo PAMBIANCO , un “giovanotto” nato a Bertinoro il 16 agosto 1935, uno che nel 1961 vinse alla grande il Giro d’Italia, lui che dopo essere arrivato secondo al Mondiale del 1957, era passato professionista, facendo da gregario ad Ercole Baldini e Gastone Nencini.

Erano gli ultimi anni della carriera di Fausto Coppi, i grandi protagonisti, i campioni, erano il francese Jacques Anquetil, il lussemburghese Charly Gaul, il belga Rik Van Looy, con Arnaldo che era un faticatore, al servizio del capitano sempre, anche se sia al Giro che al Tour del 1960 era riuscito a conquistare due ottimi settimi posti.
Nel 1961 però, Pambianco affronta il Giro da capitano, la sua formazione è la Fides ed Arnaldo è fiducioso di fare una bella corda, di essere tra i protagonisti, pur non pensando di poter vincere, specie di fronte a tutto il meglio del ciclismo dell ‘epoca.

il 3 giugno si affronta la quattordicesima tappa, da Ancona a Firenze, con il francese Anquetil in maglia rosa; Pambianco non è al meglio, risente ancora dei postumi di una caduta, avvenuta nel corso dell’ottava tappa, quella con arrivo a Taranto, ma entra nella fuga di giornata ed al traguardo conquista il primato, con ventiquattro secondi di vantaggio proprio su Anquetil.

Il giorno dopo, da Firenze a Modena, ci sono gli Appennini, che il bertinorese teme ma, nonostante gli attacchi, la maglia rosa rimane al sicuro sulle sue spalle, e così si va avanti sino alla ventesima tappa, quella che da Trento porta a Bormio, 275 chilometri con i Passi Pennes e del Giovo, poi lo Stelvio, dalla parte di Trafoi, ovvero circa trenta chilometri di salita; una tappa tremenda e fortuna che la neve impedisce di salire sul Gavia, un’altra delle cime rese famose dal Giro d’Italia.

Il ciclista su strada italiano Arnaldo Pambianco viene accolto da centinaia di fan quando arriva nella sua città natale dopo aver vinto il Giro d’Italia, Bertinoro, Italia, 1961. (Foto di Keystone Features / Hulton Archive / Getty Images)

La tappa è movimentata e ad un certo punto la maglia rosa è sulle spalle del tedesco Junkermann, ma i colpi di scena si susseguono, con Gaul che ha vinto il Giro del 1956 e nel 1959, che va in fuga solitaria in mezzo ai due muri di neve sello Stelvio e taglia per primo il traguardo di Bormio, due minuti prima di Pambianco, che difende così la sua splendida maglia rosa.

Il giorno successivo, la Bormio-Milano di 214 chilometri, incorona il vincitore, un umile ragazzo di Romagna, che lascia Anquetil a 3’45 “, lo spagnolo Suarez a 4’17” e Gaul a 4’22 “; per Pambianco è il trionfo insperato, lui bravo ma più gregario che campione, lui che per una volta non ha servito il capitano ma del capitano ha avuto i gradi.

L’anno successivo Pambianco veste i colori della Ignis, ma al Giro si deve ritirare ed il piazzamento migliore è il quinto posto ai Mondiali, disputati a Salò e vinti dal francese Jean Stablinski; nel 1963 Arnaldo passa alla Salvarani, squadra appena formata e che sarà tra le migliori del ciclismo internazionale per lunghi anni.

In quell’anno Pambianco vince il Giro di Sardegna e la diciottesima tappa del Giro d’Italia, da Gorizia a Belluno / Nevegal, mentre l’anno successivo trionfa alla Freccia del Brabante, in Belgio; Adorni è dal 1964 il capitano, cui si affianca nel 1965 Felice Gimondi.

Proprio nel 1965 Pambianco aiuta Adorni a vincere il Giro e Gimondi a conquistare la maglia gialla al Tour, da bravo e fido gregario, quale ha probabilmente sempre ritenuto fosse il suo ruolo, o magari troppo poco capitano per sfruttare in fondo le sue notevoli doti d’agonista.

Al termine della stagione 1966, a soli trentuno anni, Pambianco si ritira dall’attività professionistica, sedendo poi sull’ammiraglia della Salvarani dal 1969 al 1972, e successivamente (1986/88) su quella dell’Ariostea, prima di dedicarsi ad altra attività .

Tra poche settimane il Giro d’Italia partirà per una nuova edizione, festeggiando tra le altre imprese quella di un giovane romagnolo, che sessant’anni fa batteva l’elite del ciclismo mondiale: Arnaldo PAMBIANCO da Bertinoro, un CAMPIONE!

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Zangheri Pio / Getty Image

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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