Pensione, ovvero la “parolina magica” obiettivo di tutti una volta raggiunta l’età di fine lavoro.

Già, obiettivo una volta che la nostra vita lavorativa giunge ad ottemperare parametri cambiati nel corso del tempo, soprattutto in funzione di quello che è non solo il valore degli accantonamenti di chi è già in pensione, ma anche del rapporto tra lavoratori e pensionati.

Perché riformare le pensioni (detto in termini sbagliati ma semplici) è un “giochino” spesso utilizzato in momenti di crisi di un Paese come il nostro, dove in realtà non abbiamo neppure il tempo di uscire da un periodo problematico, che siamo già di nuovo nella “merda”, con anima e corpo.

Ovviamente ogni Governo, ogni fazione politica, ha le proprie idee in fatto di Previdenza Pensionistica e, di conseguenza, gli atti successivi diventano motivo di questioni spesso di lana caprina e che, soprattutto, sono deleteri per le esangui casse previdenziali.

Su queste basi, politiche o esclusivamente economiche, si sono infatti dipanate le ultime riforme attuate nel nostro Paese, dalla “Fornero” all’attuale “Quota 100,dove la prima teneva conto dell’aumento della vita media degli italiani, con conseguente allungamento della vita lavorativa, anche in proiezione futura.

“Quota 100,viceversa è stata la classica mossa attuata dalla politica per ottenere consensi elettorali immediati, ma con quali conseguenze per le generazioni future (tanto “usate” per altre questioni di comodo), considerando la continua diminuzione di posti di lavoro e della sempre maggiore difficoltà ad ottenere un contratto a tempo indeterminato?

Quando riusciranno ad andare in pensione i giovani di oggi, in età lavorativa? Davvero “Quota 100” darà loro vantaggi rispetto a quanto precedentemente in atto?
Spero che davvero per loro ci possa essere un futuro economicamente favorevole, ma già ci sono problematiche in quelle che sono le regole lavorative, figuriamoci se poi aggiungiamo quelle prese per soli fini politici immediati, da gente che spesso il lavoro non sa neppure dove incomincia, ma incasserà un bel vitalizio alla faccia di tutti e di “Quota 100 “!!!

Una possibilità, forse l’unica davvero concreta a meno salti per aria il Pianeta, è oggi quella di affidarsi alla così detta Previdenza Complementare, con versamenti autonomi su Fondi appositi che, nell’arco del tempo permettano quegli accantonamenti che si trasformino successivamente in una rendita, che possa diventare pensione o che della pensione “da lavoro” diventi complemento integrativo.

In ogni caso il problema c’è ed è assolutamente reale, anche perchè va ad intersecarsi con quello del lavoro, ma anche con una natalità troppo bassa perché possa essere supporto futuro efficace alle entrate previdenziali.
Se oggi il tema è spinoso da affrontare, il futuro diventa una incognita assolutamente senza risposte certe, ancor più se sarà la politica (che ha fatto danni qualunque fosse il “colore” in voga, senza esclusione alcuna)a “dettar legge”, proprio perché le risposte avranno tutte le caratteristiche del bisogno elettorale, rimanendo invece ben distanti dai bisogni reali della gente.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Fotolia

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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