Alberto Dainese al Tour De France

Quello del 2022 è un Tour de France che gli italiani non ricorderanno certo per le imprese dei nostri corridori.
Di protagonisti in classifica manco parlarne, così come vittorie di tappa, pur se Bettiol ci ha provato, pedalando verso il traguardo di Mende, ma ha trovato un Michael Matthews più forte di lui ed ha dovuto accontentarsi della piazza d’onore.

Ci ha provato anche Alberto Dainese a far valere il suo spunto di velocità, ma una caduta nella seconda tappa lo ha condizionato pesantemente, così da doversi accontentare di un terzo posto a Cahors.
Le maggiori speranze di vincere una tappa, erano in realtà affidate a Filippo Ganna, certo non aiutano dalla fortuna nella prima frazione a Copenaghen, quando la pioggia ed una foratura lo hanno relegato al quarto posto.

Neppure la crono finale ha sorriso al portacolori della Ineos, dove ha concluso quinto, ma i quaranta chilometri della prova non erano adattissimi agli specialisti e comunque lui è stato il migliore dei cronoman e chiedergli di più era in fondo un po’ troppo.
Chi poteva dare lustro al ciclismo italiano, o perlomeno ci si attendevano buone cose, era Damiano Caruso, ma la condizione dell’esperto siciliano non era delle migliori e quando si poteva almeno sperare in una tappa da protagonista, ci si è messo di mezzo il Covid a chiudere i giochi.

Il resto? Il terzo posto nella classifica degli scalatori di un Giulio Ciccone come sempre altalenante, che quando ha provato ad aggiudicarsi la prestigiosa maglia a pois, si è trovato davanti Vingegaard e Pogacar scatenati e tutto è finito lì.
Una citazione merita Luca Pozzato, quattro volte nei primi dieci di tappa, mentre tra le delusioni non si può non citare Andrea Bagioli, della cui presenza nessuno si è accorto, così come si è visto pochissimo Mattia Cattaneo, il cui settimo posto salendo a Rocamadour, non basta rispetto ad attese alquanto diverse.

Tour deludente quindi per gli italiani, nulla di nuovo o di inaspettato, però; certo si sperava in qualcosa di meglio e la cosa era comunque giustificata, ma il livello è questo e non si può sempre fare affidamento su locomotiva-Ganna per gioire di una vittoria.
La questione è che non abbiamo un corridore che possa essere protagonista nelle corse a tappe ed il quarto posto dell’eterno Nibali al Giro d’Italia, con l’altro “vecchietto” Pozzovivo nei primi dieci di classifica, è ciò che oggi esprime il nostro ciclismo.

Negli anni in cui si scoprono fenomeni giovanissimi, bravi oltretutto su ogni terreno, da noi nascono, se va bene, dei comprimari; chissà se perché non abbiamo una formazione Pro-Tour da schierare al via (pecca comunque fondamentale), se perché non c’è nessuno al momento nato con le stimmate del campione, o anche perché il ciclismo è uno sport duro e pericoloso ed alla fatica in bicicletta si preferisce il Game Boy ….

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani

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