Il confine fra Grecia e Macedonia ha visto nuove tensioni nel corso della giornata di ieri; circa 300 migranti siriani e iracheni, di cui la metà erano donne e bambini, hanno sfondato parte delle barriere di protezione innalzate dalla Macedonia al confine con la Grecia e hanno attraversato la frontiera.

La tensione è salita immediatamente alle stelle e la polizia macedone ha inizialmente lanciato gas lacrimogeni, ma poi ha lasciato passare i profughi senza effettuare arresti. Almeno 30 persone sono rimaste ferite.

Al momento i migranti vengono fatti passare con il contagocce a causa delle forti restrizioni a catena imposte da tutti i Paesi della rotta balcanica (Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Austria) che hanno deciso di consentire l’accesso di non più di 580 persone al giorno. Circa 6.500 persone si trovano al confine su territorio greco, alcune delle quali anche da otto giorni, con riserve molto limitate di acqua e cibo.

Nel frattempo, gli operai inviati dallo Stato francese hanno cominciato a smantellare una parte della “giungla” di Calais, la baraccopoli dei migranti sulle sponde della Manica diventata in breve tempo la più grande bidonville di Francia. Dopo una mattinata di lavoro abbastanza tranquilla, l’incendio di alcune baracche ha dato il via al lancio di oggetti contro la polizia da parte di migranti e attivisti “no border”. Secondo la prefettura sono state circa 150 le persone coinvolte nella protesta, alla quale la polizia ha risposto con il lancio di lacrimogeni.

I migranti saranno inviati in campi d’accoglienza a Calais o in altre parti della Francia.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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