Conosco bene Roberto Mancini da quando dormiva con mio fratello Stefano a Casteldebole ed entrambe con Macina e Marocchi sotto la guida tecnica di Tiberi vestivano la maglia della Primavera del Bologna. Ragazzi con i sogni nel cassetto, dove in Italia brulicavano i vivai, serbatoi essenziali per le prime squadre e la Nazionale Azzurra.

Non a caso gli azzurri di Fulvio Valcareggi, Azeglio Vicini, Enzo Bearzot, Marcello Lippi e per ultimo appunto il MANCIO hanno ottenuto titoli mondiali ed europei con lo spirito italiano e non per una questione di modulo tattico. Per vincere queste competizioni ufficiali occorre parlare la stessa lingua ed avere il senso di appartenenza sotto la bandiera del tricolore.

Oggi che i settori giovanili sono alla mercé dei barbari con interscambi di extracomunitari, perché il loro valore stimato è una pochezza, la Nazionale italiana sta perdendo la sua identità e per uno come Mancini che nasce da una covata rossoblu, non ha più senso continuare ad allenare a COVERCIANO.

Tra l’altro la sua scelta, quella di anticipare tutti, mi pare intelligente perché arriva con anticipo per dare spazio e tempo al prossimo C.t. azzurro che potrebbe essere perché no un giovane o un marpione come Luciano Spalletti detentore del terzo scudetto partenopeo.

Roberto per chi non lo conosce a fondo è anche permaloso è guai a fargli un torto che lo può turbare come d’altronde sono state anche certe ultimi scelte della Federazione che lo hanno infastidito.

Ma per riprendere il filo conduttore alla base di ogni ragionamento, presumo che il distacco dalla Nazionale sia un monito preciso rivolto ai vertici affinché i settori giovali di calcio tornino ad essere essenziali nel nostro paese.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto ImagoEconomica 

 

 

Il Direttore Editoriale Carlo Costantini

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